sabato 10 luglio 2010

Perchè i Radicali dovrebbero guadare alla parabola finiana

La politica è fatta di dialogo e di contraddittorio. Se si vuole onorare la politica, perciò, è doveroso non ridurre le proposte a monologhi o, peggio, a soliloqui. Ma bisogna saper offrire reciprocità, ascolto, parola. E’ così che si può cominciare ad avviare un cambiamento dei metodi rispetto ai vecchi sistemi chiusi e autoreferenziali utilizzati dalla (e nella) partitocrazia. E’ con il dialogo politico e culturale che si può fruttuosamente impostare o proseguire un discorso lungo il tragitto tracciato dal “metodo liberale”.

A tal proposito, è stato davvero persuasivo il recente intervento di Sofia Ventura intitolato “Terzo polo, facciamo chiarezza”. E’ un articolo che infatti sgombra il campo dagli equivoci e malintesi definendo bene, con un’analisi intelligente e appropriata, la differenza che intercorre tra “terzo polo” e “terza forza”.



Non è forse inutile, quindi, rafforzare e sviluppare il ragionamento di Sofia Ventura. Tanto più che la sua riflessione sembra cercare un completamento e non uno smantellamento del sistema politico dell’alternanza e quindi incrocia una riflessione cui sono molto affezionato, relativa all’interpretazione dell’alternanza come alternativa e alterità rispetto al blocco unico del potere partitocratico e ai suoi meccanismi di funzionamento.



Il percorso politico del presidente della Camera Gianfranco Fini si fa sempre più chiaro. Mentre il potere dominante sembra essere ancora più confuso. Quello che va forse evitato è di mettere il carro dei risultati attesi davanti ai buoi della politica da fare. Il sistema politico dell’alternanza non è in discussione. Del resto, il potere dominante e fine a se stesso, al momento, non è di destra né di sinistra. E’ trasversale. Certo, può essere bicefalo, ma resta comunque un corpo unico. Il nostro bipolarismo può diventare “bellico” e violento, ma non riesce a diventare competitivo ed efficiente. Niente a che vedere con quello garantito dal sistema uninominale o maggioritario anglosassone.



Insomma, il dominio della partitocrazia italiana è riuscito a saldare il cinismo e l’avidità dei vari addentellati del potere in un solo blocco, in un unico grande partito, in un unico polo trasversale. Quella che manca è l’alterità, cioè una grande forza politica “altra” rispetto a quella dominante. Infatti, l’odierno sistema partitocratico e illiberale, che ha avuto il sopravvento in Italia, domina, per stare alla definizione pannelliana, come una sorta di “monopartitismo imperfetto”. Non c’è, quindi, da realizzare un terzo polo, come giustamente spiega Sofia Ventura. Casomai, bisogna lavorare per costruire “l’altra forza” – “terza” rispetto ai poli del potere unico e della non politica/antipolitica di maggioranza e opposizione. Una forza riformatrice, liberale e libertaria.



Alcuni temono o denunciano che nel terzo polo finiscano col riconoscersi “i nostalgici della prima repubblica”. Ma se, come immagino Fini pensi, l’ambizione è diversa, anzi opposta a quella di un terzo polo che completi la restaurazione proporzionalistica, ci sarebbe modo di dare attuazione ad una “alterità riformatrice” che sia alternativa al “monopartitismo imperfetto”. A quel punto, direi che per i Radicali di Marco Pannella sarebbe auspicabile e necessario divenire attori e partecipi di questo progetto.



Pier Paolo Segneri - Nato a Frosinone nel 1973, è laureato in Lettere Moderne presso l’Università La Sapienza, con una tesi su Leonardo Sciascia e la mafia. Scrittore, regista e autore teatrale, scrive editoriali per riviste e quotidiani. Nel 1997 è stato consigliere comunale di Frosinone. Diplomato presso la Scuola di Liberalismo di Roma, ideatore del progetto politico della Rosa nel Pugno, che ha anticipato nel 2004 con il suo pamphlet intitolato "La rosa è nel pugno". Dal 2000 è iscritto e militante dell'area radicale.





CREDITS: Libertiamo

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