Feltri, ke palle!!!
E’ il Giornale o ‘Scherzi a parte’?
di Benedetto Della Vedova
Se fossi un leghista doc acquisterei tutte le mattine il Giornale per cominciare bene la giornata. Farei il tifo per una testata che quotidianamente alimenta ad arte lo scontro interno al mio vero concorrente elettorale, ancorché alleato, cioè il PdL; e che scontro! Quello tra Berlusconi e Fini. Che poi, per attaccare il Presidente della Camera, si inventino di sana pianta paralleli con la gestione immobiliare di Di Pietro, che manco la Padania si sognerebbe…..al massimo mi convincerà che non è più necessario acquistare il quotidiano lumbard.Non sulla Padania, del resto, ma sul Giornale, infatti, capita di leggere in prima pagina a nove colonne “Fermiamo gli immigrati islamici”: se questo è il problema, cioè fermare non i terroristi e gli integralisti, ma gli immigrati di fede islamica, allora ci sono Borghezio e la Lega; chi altro se no?
Non solo, leggere che sul principale quotidiano del centrodestra si chiede di “mandare a quel paese” il Presidente della Camera per le sue posizioni sull’immigrazione mi manderebbe in brodo di giuggiole: se nel centrodestra italiano non può avere cittadinanza una visione dell’immigrazione liberale e moderata, consona a quella dei grandi partiti del PPE e diversa da quella leghista, allora prima o poi in molti elettori di centro-destra finiranno per votare direttamente la Lega di Bossi, o no?
Vedendo infine che il Giornale accetta senza fare un plissé che il nord produttivo vada alla Lega con le prossime elezioni regionali – salvo l’eccezione del formigoniano Formigoni– mentre spara a palle incatenate sull’innovativa candidatura pidiellina della Polverini, rea di intelligenza con il nemico finiano, penserei che questi del PdL giocano a sfasciarsi e che in futuro il centrodestra sarà del Bossi e di quel simpaticone del Calderoli.
Tutto questo, se fossi leghista….
Ma siccome sono un deputato del Popolo della Libertà che sostiene Berlusconi da tempi non sospetti (quelli che vedevano il Cavaliere destinato a sicura sconfitta) e che crede nella costruzione di un forte partito europeo e riformatore nel solco delle grandi forze del Partito Popolare Europeo, al mattino leggo il Giornale e mi chiedo se siamo su “Scherzi a parte”.
CREDITS: Libertiamo
--
Caro Feltri, la politica è cosa più complessa che vendere quotidiani
Qualche risposta al capopopolo del Giornale
di Filippo Rossi
Il discorso è semplice. E anche se rischia di essere ripetitivo, vale la pena ribadirlo: perché così proprio non va. E allora eccoci di nuovo qui a dover polemizzare con il “Montanelli” del nuovo millennio, quel Vittorio Feltri che si è autoproclamato come unico depositario delle idee, degli umori, delle speranze degli elettori del centrodestra. Quel Vittorio Feltri che si è fatto re senza popolo, si è fatto generale senza esercito. Può farlo, ovviamente, grazie alla gloriosa tradizione pluridecennale del giornale che dirige. E grazie anche al fatto che lo stesso quotidiano appartiene, casualmente, alla famiglia del leader del centrodestra. E allora, visto che tra quei milioni di elettori c’è anche, da sempre e umilmente, il sottoscritto, è come elettore che mi arrogo il diritto di replicare al capopopolo del Giornale ricordandogli e ricordando a tutti che la politica è cosa più complessa, molto più complessa che vendere i giornali. E anche più sofisticata.
In primo luogo perché i numeri coinvolti sono infinitamente maggiori: quanto vende il Giornale? Centomila? Duecentomila? Grandi numeri, complimenti. Nessuno nega che Vittorio Feltri sia un direttore dalle uova d’oro: lo ha dimostrato ogni volta, dall’Europeo in avanti. Chapeau! Ma quanti sono gli elettori del Pdl? Per la precisione: 13.957.303. Insomma, quattordici milioni circa. E allora, dovrebbe spiegare, Vittorio Feltri perché lui e le sue centinaia di migliaia di lettori dovrebbero rappresentare quattordici milioni di italiani. Al di là del merito, al di là dei contenuti e delle polemiche, esiste per caso una legge empirica che sancisce questo collegamento? Giusto per fare un esempio: quanti elettori del centrodestra comprano il Corriere della Sera? Non è dato saperlo, ma a occhio è molto probabile che siano molti di più. E allora, che si fa? A chi si dà ragione? Ai militanti duri e puri o agli elettori più pacati, più moderati? La risposta di Feltri appare ovvia ma non è per nulla scontata. E ricorda la retorica dei fascisti della prim’ora, quelli che pensavano di essere depositari dell’anima genuina del regime.
Ma la politica, non è questione di identità forti. È piuttosto questione di dialogo e, ancor di più, di analisi dei problemi. Non è questione di tifo da stadio (anche se a dire il vero, il Corriere dello Sport appare molto più problematico del Giornale) ma di scelte concrete e, soprattutto, argomentate. Intendiamoci, è legittimo rappresentare la curva ultrà. Quel che non va, è il fatto che gli ultrà vogliano invadere il campo delle famiglie e dei bambini, della gente normale, insomma. Tutto appare drogato, eccitato, sovraesposto. Perché la retorica barricadiera, del muro contro muro, s’impossessa di chi non ha nessuna intenzione di stare in guerra, di urlare, di odiare.
E allora si spacciano per verità frasi piene di elementarità ma vuote di significato. Del tipo: «Ciò che è bianco non può essere condiviso da chi è rosso. Ciò che è rosso non può essere condiviso da chi è bianco». Firmato, Vittorio Feltri. Non se la prenda Gennaro Gattuso se la frase ci ricorda tanto il titolo del suo libro Se uno nasce quadrato non muore tondo. Della serie, è proibito cambiare idea. Della serie, è reietta ogni forma di complessità. Un modo postmoderno per bruciare i libri, per sputare addosso alla cultura. Per mettersi una divisa e non togliersela più. E a noi che siamo di destra non ci rimane che ricordare una frase di Giuseppe Prezzolini: «La coerenza è la virtù degli imbecilli».
CREDITS: FFWebMagazine

0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page