mercoledì 7 maggio 2008

Ipotesi sulla squadra di Governo - n. 3

Il “governo ideale”, sarebbe formato dalle migliori intellighenzie d’ogni singolo e specifico campo, ma sappiamo che questa è meramente un’ipotesi “di scuola”, almeno nel nostro Paese.
Una soluzione non troppo distante dalla realtà, sarebbe la scelta dei migliori esponenti del partito/coalizione chiamato/a a governare. Anche qui, però, la cosa non è applicabile, dovendo da sempre la politica dell’Italia repubblicana confrontarsi con equilibri di correnti, di personalità e territoriali.

Per aiutare questo processo, fu introdotto l’ormai celeberrimo “Manuale Cencelli”, che ripartiva le poltrone per grado d’importanza, con annessi e connessi scambi, conguagli, ecc.


Il premier in pectore Silvio Berlusconi è ormai all’ultimo passo prima del varo ufficiale del suo quarto esecutivo, e nonostante i (classici) proclami d’innovazione e cambiamento, anche lui s’è trovato (si trova?) a dover fronteggiare la solita vecchia “logica spartitoria” che da sempre agita i Toto-ministri.

Ormai la squadra è fatta, ci sono solo un paio di caselle da sistemare, e quindi si può già accennare un bilancio.
Che quadra poco, segno di una applicazione “monca” del Cencelli, e non nel senso che si sia spartito poco, ma nel fatto che si è spartito male!

Tralasciando le competenze, dato che ci pensano vagonate di funzionari ad “istruire” i ministri, concentriamoci sui tre elementi succitati: correnti, personalità, territorialità.

Correnti: Praticamente spariti i liberali, marginali (e non può che farmi piacere, ma hanno anche loro diritto di cittadinanza) i democratico-cristiani, debole la presenza riformista. La squadra è formata da leghisti, ex missini e forzisti neutri, ossia che nella Prima Repubblica o non facevano politica, o comunque non appartenevano alle forze dell’humus forzista (sostanzialmente, il “Pentapartito”). Nessun riconoscimento a fedeli “sudditi” come i repubblicani, il gruppo di Giovanardi, la DC di Rotondi, il Nuovo PSI di Caldoro, ecc.

Personalità: Ad oggi, rimangono fuori dalla squadra di Governo, Antonio Martino, Marcello Pera e Renato Brunetta e Roberto Formigoni di Forza Italia, Daniele Capezzone e i vari leader dei “piccoli”, mentre il migliore dei leghisti, Roberto Castelli, farò “solo” il Vice Ministro. Al contrario, saranno della partita Roberto Calderoli, (forse) Michela Vittoria Brambilla, (forse) Mara Carfagna e che magari non salti fuori qualche altra soubrette…

Territorialità: La Lombardia, nonostante il “siluramento” di Formigoni e del suo braccio destro Maurizio Lupi (“consolato” con la Vice Presidenza della Camera dei Deputati), avrà ben tot ministri: Bossi, Calderoli, Maroni, Tremonti, Mariastella Gelmini, La Russa (di origine sicula, ma da una vita a Milano), ???, oltre ovviamente al Presidente del Consiglio in persona. La Sicilia, oltre alla Presidenza del Senato, avrà nella squadra Angelino Alfano alla Giustizia, Stefania Prestigiacomo al Welfare o all’Ambiente, e Gianfranco Miccichè con delega pesanti dal sottosegretario. Nonostante ciò, Lombardo rivendicava un posto per il “suo” MpA, per dare rappresentanza all’Isola…
Rimanendo al Sud, saranno rappresentate tutte le Regioni, tranne la Calabria, come lamentato dal leader repubblicano Francesco Nucara. Per la Campania ci sarà Elio Vito, per la Puglia Raffaele Fitto, Lucio Stanca (che, tra l’altro, vive in Lombardia…) e (forse) Adriana Poli Bortone, della Sicilia abbiamo appena detto.
Il Veneto, tanto corteggiato in campagna elettorale, ha un solo ministro sicuro, e non certo con una delega da sogno; il leghista Luca Zaia alle Politiche Agricole. A proposito di leghisti: prima del voto, Bossi disse che in caso di vittoria del centrodestra, ai padani sarebbero andati tre ministeri, che sarebbero stati spartiti tra Piemonte, Lombardia e Veneto. Bene, la Lega ne avrà addirittura quattro, ma al Piemonte non ne andrà nessuno, mentre saranno tre quelli per la Lombardia…
Il secondo ministro veneto, promesso da Berlusconi a Galan, è ancora in bilico: Maurizio Sacconi non ha al momento la certezza di essere il ministro del Welfare, e forse si dovrà “accontentare” di fare il vice alla Prestigiacomo o ad Andrea Ronchi di AN. Che, nonostante la vittoria di Alemanno nella Città Eterna, sarebbe l’unico rappresentante romano al Governo, escludendo il romano “d’adozione” Franco Frattini. Sempre che non rientri Giorgia Meloni, la cui presenza è una delle ultime incertezze.
Tornando al Veneto, giusto per fare un paragone, due regioni “rosse” come Toscana ed Emilia Romagna, sono stata trattate meglio. La prima avrà Sandro Bondi ai Beni Culturali, Altero Matteoli alle Infrastrutture e Trasporti, e potrebbe ancora rientrare Paolo Bonaiuti. La seconda ha il Presidente della Camera con Gianfranco Fini, più forse la Brambilla.

Una partenza, dunque, non proprio azzeccatissima…

La speranza è quella che il team, nel complesso, si dimostri all’altezza e, soprattutto, che si compia il paradosso positivo dei liberali; dato che quando erano nel Governo, di liberale s’è visto poco, speriamo che ora che stanno fuori, lo “spirito del ‘94” si trasformi in realtà.

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