giovedì 5 febbraio 2009

La missione impossibile dei liberali

Written by Gionata Pacor

Dal 20 al 22 febbraio si terrà a Roma il congresso dei liberali del PLI. Per iscriversi ed avere diritto di voto il termine ultimo è quello del 10 febbraio, quindi mancano pochissimi giorni. Ovviamente prima di iscriversi uno deve essere convinto di volerlo fare. Queste sono le motivazioni che mi hanno spinto verso questa scelta.

Noi liberali siamo tutti d’accordo: il PDL non è liberale. Ci dividiamo tra quelli che pensano che lo si possa rendere liberale entrandovi e quelli che sostengono che sia inutile anche solo provare a fare una corrente liberale nel PDL.
I fatti danno spietatamente ragione a questi ultimi. I pochi liberali che ci sono nel PDL sono scollegati tra loro (tanto che in certi casi nemmeno si parlano), oppure sono rassegnati al punto da mettersi a scrivere libri; altri, che non hanno nemmeno un posto da parlamentare, vengono lasciati parlare per 10 minuti solo per rispetto della loro età, e poi li si fa accomodare come se non avessero detto niente; altri ancora, che hanno avuto l’ardore di parlare di primarie, sono stati subito zittiti con l’accusa di voler soffiare il posto (già assegnato d’ufficio, naturalmente) a un collega.
Sui gazebo, leggete questa nota di Denis Verdini: "L`affluenza ai gazebo in questi due week end di dicembre è andata ben oltre le nostre aspettative. Quando oltre cinque milioni di cittadini decidono di partecipare così attivamente e massicciamente alla vita di partito, scegliendo i delegati che dovranno rappresentarli al congresso fondativo del PDL, è segno che la svolta impressa dalla straordinaria intuizione di Silvio Berlusconi è quella giusta".
Caro Verdini, quando il coordinatore di un partito dice una cosa come questa, che Ugo Fantozzi definirebbe “una cagata pazzesca”, quello non può essere un partito per i liberali. A parte i 5 milioni, sui quali stendiamo un velo pietoso, i cittadini non hanno “partecipato così attivamente alla vita di partito”: hanno dovuto ratificare delle liste stilate dai coordinamenti provinciali. In quella lista di nomi io non ne conoscevo nessuno. Nessuno! E non ho scelto niente di niente, erano tutti scritti lì in blocco, prendere o lasciare. Gli stessi militanti di Forza Italia hanno ammesso che si è trattata di una buffonata servita al massimo per schedare i simpatizzanti, peggio di quella che ha portato all’elezione di Veltroni alla segreteria del PD.
Un liberale nel PDL viene messo nell’angolo, messo a tacere. Non è un partito con “molte anime”, come il partito repubblicano in America, tutte con la loro dignità e con una chance di esprimere le proprie idee ed i propri candidati, magari degli outsider come Obama e McCain, che poi rappresenteranno tutto il partito. Il PDL è una piramide rovesciata, dove non è la base ad eleggere i vertici, ma è il vertice a nominare la base. E al vertice ci sono socialisti e democristiani. Finché la situazione sarà quella sopra descritta, per stare nel PDL un liberale dovrà ingoiare un rospo dopo l’altro, o smettere di essere liberale.

La scelta del PLI non è certamente una scelta di comodo. Non è un trampolino per arrivare a delle poltrone o per acquistare visibilità, ma il PLI rappresenta uno spazio dove i liberali potrebbero fare politica, inventandosi strumenti nuovi, come hanno fatto i radicali per molti anni, con proposte forti, abbandonando la moderazione e a costo di mettersi a gridare.
Si dovrà puntare sui giovani, sui nuovi media (facebook, webtv, ecc.), sulle intelligenze sparse nei tanti think tank liberali, sulla rivendicazione magari anche urlata delle nostre istanze, sulla richiesta di una vera democrazia all’interno dei partiti (chiedendo delle primarie vere, regolate dalla legge, e adottandole fin da subito per se stessi per via statutaria, per dare il buon esempio), su di un vero abbassamento delle tasse (promessa sempre fatta e sempre tradita!), sulle libertà individuali e sulla riduzione del ruolo dello Stato nelle nostre vite e nelle nostre tasche.
E si dovrà parlare ai liberali del PDL, mettendoli di fronte alla realtà, facendo loro capire che in quel partito sono emarginati e non li aspetta altro che umiliazioni. Personalmente, piuttosto che essere complice di una simile politica me ne starei a casa.
Ma, come disse Oriana Fallaci, “la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere”. E in questo momento certi liberali, che dichiarandosi tali si sono assunti la responsabilità e il dovere di difendere la libertà, sono purtroppo più impegnati a non perdere i loro privilegi o ad acquistarne di nuovi.
Antonio Martino ha scritto che “è liberale chi crede nel valore preminente della libertà individuale ed è quindi: conservatore, per difendere le libertà esistenti; radicale, quando l’allargamento delle libertà individuali richiede trasformazioni profonde della società; reazionario, per recuperare le libertà perdute; rivoluzionario, quando la conquista della libertà non lascia aperte altre opzioni; progressista sempre, perché senza libertà non c’è progresso.”
Qualcuno dirà che è una missione impossibile, ma è il momento di essere radicali e rivoluzionari: non si tratta di prendere le armi, ma di aderire al PLI per provare a minare alla radice questa seconda repubblica, che ci piace meno della prima, e a porre le basi per la terza.

Credits: NeoLib
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Devo aggiungere qlc?!?

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