Fini vs. Cav
Nell'ennesimo episodio di contrapposizione tra Silvio Berlusconi (Presidente del Consiglio dei Ministri)e Gianfranco Fini (Presidente della Camera dei Deputati), questa volta il livello di scontro è davvero alto. Non si tratta più, infatti, della cosiddetta "sindrome del delfino perenne", ma di una visione del partito, della Destra, dello Stato che cozzano tra loro. Il problema, in questa vicenda, è che ci sono tre tipi di "schieramento": chi la pensa genuinamente come Fini, chi la pensa genuinamente come Berlusconi, chi NON pensa proprio, ma sa dire sempre solo e soltanto "sissignore". Nei due articoli che seguono, una panoramica sulla vicenda. Il primo dà una simpatica e gioviale spiegazione dei fatti, il secondo fa capire -a chi nn l'ha ancora colto- quale sia il mio pensiero...
Lo scontro Fini – Berlusconi spiegato a mia mamma
Cara Mamma,
non credere a Feltri, che non crede a nulla e ci sta simpatico anche per questo. Fini non è diventato di sinistra. Se te lo spiego in politichese non capisci e non lo capisco bene neanche io, anche perché non è proprio uno scontro politico, ma è piuttosto un incidente stradale.
A Fini quasi 15 anni fa non solo Berlusconi ma l’Italia berlusconiana (votando in massa per l’editore dei Puffi e di Drive In, che voleva abbassare le tasse e combattere i moralisti e i comunisti) spiegò che la destra italiana non solo non doveva più essere fascista, ma non poteva neppure più essere puramente conservatrice. Che per conservare il buono, bisognava buttare un sacco di simbologie, di pregiudizi, di cattive abitudini: quella all’invidia sociale e quella all’ipocrisia sociale, quella di mettere a debito ai figli l’egoismo dei padri, e quella di far pagare ai cittadini il moralismo interessato dei legislatori.
Fini ha capito la strada ed è partito. La storia del centro-destra europeo gli ha confermato che la direzione era quella giusta e ora è lanciato come un siluro. E che succede: succede che quel diavolo del Cavaliere, mentre stava per essere raggiunto, ha prima inchiodato e poi messo la retromarcia. Capito? La retromarcia! Pum! Feltri si è travestito da vigile urbano, è accorso sul luogo dello scontro e ha fatto la multa a Fini, dicendo che sulla strada del centro-destra in Italia si deve procedere al contrario, perché il Presidente Guidatore ha deciso così e il popolo automobilista gradisce. Vagli a spiegare che guidare in retromarcia è molto più pericoloso, e non porta lontano. Giusto a parcheggiarsi da qualche parte.
Ora tu mi chiederai perché il Cavaliere ha messo la retromarcia e ha deciso di parcheggiare il centro-destra vicino al punto da cui era partito. Ma a questa domanda quel pesce lesso di tuo figlio non sa ancora rispondere.
Ciao
Carmelo Palma - 40 anni, torinese, laureato in filosofia, pubblicista. E' stato dirigente politico radicale, consigliere comunale di Torino e regionale del Piemonte. Tra i fondatori dei Riformatori Liberali. Direttore dell’Associazione Libertiamo e di www.libertiamo.it
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Fini come Ugo La Malfa: un politico presbite, che guarda al futuro e parla alla testa
Fior di notisti ed analisti hanno scandagliato le ragioni del veemente e scomposto attacco del neodirettore del Giornale al Presidente della Camera. Mi pare però che non sia stata colta la ragione di fondo. D’altronde la nostra stampa politica è abituata e costretta a seguire la “politica politicante” e fatica invece a cogliere le ragioni di chi tenta di fare la vera politica, ispirandosi ai valori del “patriottismo costituzionale”. Il parametro della politica corrente è il minuto, o i trenta secondi, che separano il penultimo dall’ultimo flash di agenzia di stampa rilanciato dal Telpress: un habitat in cui evidentemente Feltri sguazza.
Mi sembra invece che Fini abbia scelto altri parametri. Circondato da una folla di politici miopi pronti a guardare solo a brevissima distanza, ha adottato la parte del “presbite” e in mezzo a tanti colleghi abituati a parlare alla pancia dei cittadini, sta da tempo tentando di parlare ai cervelli della gente, ben consapevole della impopolarità provvisoria che ne può derivare.
Ad esempio, mi colpì molto l’impianto del suo discorso al congresso di fondazione del PdL. In quel testo egli collocava nella cornice del patriottismo costituzionale tre nuovi patti fondamentali per il paese: un patto tra Nord e Sud (un tema sino a quel momento dimenticato da tutti); un patto tra giovani e anziani (più che mai indispensabile in una “società mangiagiovani”); un patto tra capitale e lavoro.
Tre obiettivi necessariamente di medio periodo, che necessitano di politiche “presbiti”, ma che incidono sulla carne viva dei veri problemi della società italiana. Analogamente, in un paese che ha di fronte un pericolosissimo “trabocchetto demografico”, il Presidente della Camera mostra il coraggio di trattare gli immigrati di ieri, di oggi e di domani, non come un problema, ma come una risorsa cruciale per gli equilibri demografici attuali e futuri, e quindi per l’economia e la società italiana.
Credo di poter cogliere che una parola tra le più ricorrenti nei suoi discorsi è “futuro”, come sta nel logo della sua Fondazione. Un esercizio non facile da condurre in mezzo a politici, e non pochi giornalisti, ipotecati o condizionati dai problemi del passato, poco capaci di cogliere i veri problemi del presente e completamente privi di occhiali idonei per guardare al futuro. Per farlo, infatti, occorre il coraggio di “andare contropelo”, e non di lisciare il pelo agli elettori, di parlare alla ragione e non alla pancia dei cittadini.
Feltri, che certamente, tra i direttori dei giornali che parlano alla pancia dei lettori è il più bravo, viaggia evidentemente su una lunghezza d’onda che non è quella di chi cerca di raggiungere la testa dei cittadini, correndo in modo consapevole anche il rischio di più o meno provvisorie impopolarità.
Ho avuto la fortuna di essere stato, a suo tempo, allievo di Ugo La Malfa, che dei politici presbiti è stato il capofila, e so quanto il Paese abbia, oggi più che mai, bisogno di figure di questo genere.
Luigi Tivelli - Consigliere parlamentare della Camera dei deputati, docente ed esperto di amministrazione pubblica ed autore di numerose pubblicazioni e libri in materia amministrativa, giuridica, economica e politologica. E’ editorialista del Messaggero e del Mattino.
CREDITS: Libertiamo

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