giovedì 22 ottobre 2009

Un'altra economia per l'Italia

Quello che segue è il documento apparso ieri sul sito NotaPolitica e ripreso su buona parte dei quotidiani di oggi. Stando ai rumors, si tratterebbe di un atto "contro Tromenti" redatto da esponenti di spicco del PdL.

Sono circolati vari nomi sugli autori, prima di varie smentite dal gruppo dirigente del partito.

Sia come sia, si tratta cmq di un interessante spunto di riflessione...


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Dopo una crisi economica di dimensioni epocali, l'economia globale sta lentamente riprendendo la via dello sviluppo. Ma, senza una forte iniziativa di politica economica, noi non potremo che riprendere la via degli ultimi quindici anni; una via fatta di bassa crescita e di perdita di quota nelle graduatorie internazionali; lo stesso riassorbimento della disoccupazione generata nella crisi si farà lungo e problematico. Le scelte di politica economica fin qui fatte non appaiono sufficienti a mettere l'economia nazionale su un nuovo sentiero di sviluppo. A questo scopo sono necessarie alcune iniziative di grosso impatto immediato, ma capaci anche di agire sulle aspettative e di innescare processi di crescita auto propulsiva.

1. ABBASSAMENTO DELLE TASSE

La prima iniziativa da intraprendere è una immediata e consistente riduzione dell'imposta di reddito delle persone fisiche (IRE); riduzione da inserire in un percorso, graduale ma annunciato fin da subito nei tempi e nei modi, che conduca alla realizzazione di quelle due sole aliquote a suo tempo promesse e di una contestuale e conseguente riduzione generale della pressione fiscale nel nostro paese.

2. DEBITO PUBBLICO E RIFORMA PREVIDENZIALE

Anche nel tetto dell'aumento delle entrate conseguente al rilancio della domanda interna, la riduzione dell'IRE produrrà un aumento del deficit pubblico. Che andrà compensato, almeno in una prospettiva di medio-lungo periodo con un graduale innalzamento dell'età pensionabile per uomini e donne, nel settore pubblico e privato. Una riforma di questo tipo dovrebbe mettere al riparo da reazioni negative dei mercati e degli organismi internazionali.


3. INVESTIMENTI PUBBLICI

Anche nell'attuale fase di timida ripresa economica, si conferma una dinamica stentata degli investimenti privati. E' questo il momento per avviare con decisione un forte e immediato programma di investimenti pubblici, che aiuti a sostenere l'economia almeno fin quando riprenderanno gli investimenti privati, e che produca effetti di lungo periodo in termini di efficienza complessiva del nostro sistema economico.

4. ENERGIA NUCLEARE

In particolare è possibile dare impulso deciso alla produzione di energia elettrica da impianti nucleari. La tecnologia è disponibile. Le nostre imprese stanno velocemente definendo un quadro di accordi internazionali. Sul mercato esistono ampie disponibilità a finanziarie questi investimenti, sempre che si assicuri alle imprese chiamate a realizzare un quadro tariffario certo e prevedibile. Le stesse preclusioni di una parte di opinione pubblica ed enti locali stanno venendo meno. Ne trarrà beneficio la competitività del Paese.


5. PIANO CASA

Con l'esperienza abruzzese si è dimostrato che la costruzione di case pubbliche può essere realizzata in un tempo misurabile nelle settimane e non nei lustri. Non ci sono più scuse per una pronta realizzazione di un vasto programma di edilizia pubblica a sostegno delle famiglie più in difficoltà e delle nuove coppie.

6. INFRASTRUTTURE

Più in generale, è necessario accelerare tutti gli investimenti infrastrutturali pubblici. Anche in questo caso si produrrebbe un rigonfiamento immediato del deficit pubblico. Ma non dovrebbe essere difficile convincere i mercati delle bontà dell'operazione, ove si presenti un programma che porta ad anticipare spese infrastrutturali già previste; guardando a un orizzonte temporale ad esempio decennale, si tratterebbe non già di un aumento complessivo del deficit pubblico, bensì di una sua rimodulazione temporale. Con in più il beneficio di finanziare queste opere sul mercato in un momento nel quale i tassi d'interesse sono particolarmente bassi. E una parte di queste infrastrutture dovrebbe essere finanziata con una accelerazione nella spesa dei fondi europei.

7. CONTENIMENTO DELLA SPESA

Al rilancio della spesa per investimenti deve accompagnarsi un deciso contenimento della spesa corrente. A partire dai costi della politica; quelli diretti (numero e remunerazione dei componenti delle assemblee elettive e degli organi di governo ai vari livelli), ma anche quelli indiretti, legati al pletorico mondo delle società partecipate degli enti locali.

8. AIUTI ALLE IMPRESE

La ripresa non potrà decollare senza un adeguato sostegno del sistema creditizio. Ma qui occorre una svolta decisiva rispetto alle politiche e agli annunci recenti. Se sono le imprese ad aver bisogno di aiuto, non ha senso proporre aiuti alle banche, nella speranza che queste poi aiuteranno le imprese; si aiutino invece direttamente le imprese: gli strumenti della garanzia di credito hanno dimostrato di funzionare bene; c'è una forte necessità di aiuti alla innovazione tecnologica; un forte aumento della dotazione finanziaria assicurata a questi strumenti funzionerà mille volte meglio degli aiuto promessi dalle banche e da queste poco utilizzati.

9. RAPPORTI CON IL MONDO BANCARIO

E' del tutto controproducente minacciare le banche con l'istituzione di nuove banche pubbliche. E' difficile che per questa via - come l'esperienza insegna - giunga buon credito a buone imprese. Servono invece buone banche private, in concorrenza fra loro; serve una disciplina severissima che contrasti eventuali accordi a cartelli; servono regole certe e semplici riguardo la trasparenza di prezzi, tassi, commissioni. Ma senza ingerenze della politica, che presto o tardi produrrebbero i danni del passato.

10. RIFORME

Il nuovo impulso alla politica economica deve accompagnarsi a una azione riformatrice più vasta, anch'erra capace di importanti effetti economici. La riforma della giustizia, accrescendo celerità e qualità dei giudizi, è suscettibile di importanti effetti positivi sul mondo delle imprese oggi condannate alla incertezza permanente riguardo la capacità di far valere i propri diritti. Riforme istituzionali che accrescano la forza e l'efficacia dell'azione di Governo, garantendo l'attuazione dei programmi elettorali enunciati dalla coalizione maggioritaria, saranno in grado di ridurre l'incertezza sulle politiche future; e l'incertezza è il peggior nemico della crescita economica.

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