lunedì 9 novembre 2009

Il Muro, l'Europa ed un chiaro NO a D'Alema





Oggi, come ben molti certo sapranno, ricorre il ventennale della caduta del Muro di Berlino, evento storico la cui portata, soprattutto simbolica, è evidente agli occhi di tutti.

Qui lo celebriamo attraverso la musica, coi video postati all'inizio di questo pezzo. Si tratta di due canzoni davvero significative dell'evento, ossia "Wind Of Change" degli Scorpions (band tedesca, oltretutto) e di "The Wall" dei Pink Floyd, ke l'ex leader della band Roger Walters suonò dal vivo proprio in qui giorni di svolta.

La Caduta rappresenta la fine del Comunismo (almeno in Europa), il ricongiungimento del Vecchio Continente dilaniato dalla guerra e dalle successive "spartizioni" e "usurpazioni".

Proprio in questo contesto, ritengo sia giusto affermare un fiero, fermo, risoluto e chiaro NO all'ipotesi di Massimo D'Alema quale Alto Rappresentante della PESC, ossia una sorta di Ministro degli Esteri unitario dell'UE.

E, si badi, non si tratta affatto di un no "di bandiera"; il problema non risiede infatti nell'appartenenza politica di Baffino, ma è tutta una questione di idee, specialmente a livello Europeo.

L'on. D'Alema ha una mentalità sovietico-stalinista, è amico dei terroristi di Hezbollah ed ha sempre dimostrato avversione per uno Stato LIBERO e DEMOCRATICO quale è Israele.

Può l'Europa mettere nelle mani di siffatta persona, la conduzione della sua politica estera unitaria?!

Se vuole affermare l'antisemitismo e riprendere a foraggiare i terroristi arabi, si accomodi.

Altrimenti chiuda DEFINITIVAMENTE la porta in faccia al "deputato di Gallipoli".

E altrettanto faccia il Governo italiano, che almeno a parole sembra voler sostenere questa candidatura. Nn facciamo i soliti provinciali del "basta ke sia italiano", qdo magari poi, in altre circostanze, e in altri organismi, non sappiamo valorizzare le nostre eccellenze VERE.

Per un approfondimento del tema, invito a leggere l'articolo sottostante.
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La candidatura di Massimo D’Alema alla prestigiosa e influente posizione di futuro ministro degli esteri dell’Unione Europea è un altro colpo da maestro del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. D’Alema, l’unico leader della sinistra che potrebbe dare dei grattacapi al Premier, riceve il pieno appoggio del governo per le sue ambizioni europee. Se ce la fa, Berlusconi si leva dai piedi un formidabile avversario che si dovrà sentire almeno un po’ in debito nei suoi confronti. Se viene scartato, Berlusconi ci fa sempre bella figura e D’Alema si addossa i demeriti della sconfitta. Detto questo, non è impossibile che D’Alema ce la faccia – anche se il suo principale avversario, il ministro degli esteri inglese David Milliband sembra avere più punti a suo favore nel complicato Manuale Cencelli delle nomine europee. E se D’Alema fosse, bisogna chiedersi se è un bene o un male per l’Europa avere un uomo come D’Alema a capo della diplomazia europea.
Partiamo dalle questioni istituzionali. Ora che il Trattato di Lisbona ha superato l’ultimo scoglio – l’opposizione del presidente della Repubblica Ceca – il servizio esteri attivo entrerà in funzione col nuovo anno. A capo di questa nuova struttura – la cui composizione e ubicazione fisica rimangono ancora un mistero a Bruxelles – sta l’alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza. A sua volta, e a differenza che in passato, l’alto rappresentante è vicepresidente della Commissione Europea. D’Alema, se vincesse, dovrebbe quindi essere a capo di un nuovo e amorfo ministero degli esteri europeo, il cui personale e le funzioni con tutta probabilità saranno dettate dagli interessi, le quote e il sistema delle spoglie degli stati membri. Dovrà rispondere al Parlamento Europeo in fase di nomina e successivamente dovrà relazionare gli euro eletti in merito a qualsiasi questione si ritenga necessario, opportuno o doveroso riferire. E dovrà rispondere al Presidente della Commissione, il conservatore portoghese europeista (e di secondo mandato) José Manuel Barroso, che sarà il suo capo. Non abbiamo dubbi che D’Alema, consumato navigatore della palude politica romana, se la saprà cavare in questi frangenti; ma certamente la struttura istituzionale, che circonda la posizione cui lui ambisce, instaura importanti freni e meccanismi di controllo e di contenimento di un ministro degli esteri altrimenti potenzialmente molto attivo. L’attuale titolare, Javier Solana, ha goduto di una significativa indipendenza. D’Alema, specie se affiancato come pare da un presidente del Consiglio Europeo proveniente da un paese piccolo (si parla dell’attuale premier belga, Herman Van Rumpuy), potrebbe facilmente guadagnarsi il ruolo di prima donna, a dispetto dei limiti istituzionali. Dipenderà dalla sua capacità di tessere consenso tra paesi diversi e governi di colore politico diversi e di non calpestare l’ego di leader come il presidente francese Nicolas Sarkozy o interferire con l’influenza di leader come il Cancelliere tedesco Angela Merkel. Ci vorrà umiltà insomma, dote che non appare essere il punto forte di Massimo D’Alema.
Il che solleva le questioni di sostanza. Massimo D’Alema di certo riflette una visione della politica estera europea che gode di ampio sostegno in parte dell’opinione pubblica e del mondo politico e diplomatico europeo. Ma è la visione che meglio serve gli interessi europei? Quale esponente della sinistra europea, D’Alema ha una visione critica del rapporto con gli Stati Uniti, che si riflette in un impegno atlantista molto tiepido e un desiderio talvolta malcelato di vedere l’Europa assumere un ruolo concorrente, se non antagonista degli Stati Uniti. La sua eredità intellettuale affonda le radici nell’esperienza antimperialista e terzomondista della FGCI degli anni di piombo. Pur avendo messo quell’esperienza alle sue spalle, come tanti altri esponenti della sinistra europea, D’Alema oggi abbraccia in maniera dogmatica quegli elementi del sistema internazionale che servono più a mettere il freno alla potenza americana che ad avanzare valori occidentali quali la libertà, la democrazia e i diritti umani. Un riflesso di questa tendenza è quanto D’Alema pensa del Medio Oriente, dove è riuscito – complice la sua storica pregiudiziale contro Israele e per i palestinesi – a mitizzare le forze fondamentaliste di Hamas e Hezbollah, minimizzandone la minaccia non solo a Israele ma a molti alleati occidentali nella regione e riducendo tutti i problemi del Medio Oriente a uno solo – la questione palestinese e le politiche israeliane che a suo dire la rendono intrattabile.
Da Alto Rappresentante, queste posizioni peseranno come un macigno, specie su due temi – l’Iran e il processo di pace in Medio Oriente. Sull’Iran, D’Alema assumerebbe un ruolo chiave, visto che l’Alto Rappresentante è il negoziatore principale del dossier nucleare iraniano per decisione del Consiglio di Sicurezza – e vista la propensione al dialogo, il disdegno per le preoccupazioni israeliane, la dedizione ideologica al multilateralismo sotto la bandiera dell’ONU e la convinzione che un’azione unilaterale americana sia una minaccia alla pace mondiale di misura maggiore che una bomba atomica iraniana, D’Alema non interpreterà necessariamente a favore dell’Europa il suo ruolo di ministro degli esteri. In quanto al Medio Oriente, D’Alema sarà obbligato a promuovere la posizione ufficiale del Quartetto e la Roadmap – che impone a Hamas prima di considerarlo un interlocutore legittimo la rinuncia della violenza, il riconoscimento d’Israele e il rispetto di impegni passati – e dovrà rifarsi alla lista di organizzazioni terroristiche dell’Unione Europea, che comprende Hamas. Ma da Ministro degli Esteri e successivamente da leader di spicco dell’opposizione, D’Alema si è ripetutamente pronunciato in maniera fortemente critica rispetto a questi due temi. Se ottenesse la nomina, la sua disponibilità a rivedere le sue posizioni passate sarà il primo tema sull’agenda della politica estera europea e – considerando l’umiltà mostrata da D’Alema in passato – potrebbe rivelarsi un inciampo fatale che ne caratterizzerà l’intero mandato.

Emanuele Ottolenghi - Nato a Bologna nel 1969, laureato in Scienze Politiche presso l'Università di Bologna, ha conseguito il Ph.D alla Hebrew University di Gerusalemme e ha insegnato presso l'Oxford Centre for Hebrew and Jewish Studies. Attualmente dirige il Transatlantic Institute di Bruxelles; è l'autore di "La Bomba Iraniana" (Lindau, 2008)

1 Commenti:

Alle 9 novembre 2009 alle ore 07:27 , Anonymous Anonymous ha detto...

20 aani fa crollava una delle FALSE religioni inventate ad arte dall'uomo per l'uomo. con il comunismo/stalinismo si toglieva dall'altare Dio per porre il peccaminoso uomo. ebbene gli effetti gli abbiamo visti (e purtroppo continuiamo a vederli tutt'ora dove questa religione è tragicamente sugli altari).Come un settantennio fa crollò l'altra fede novecentesca (il nazi-fascismo-franchismo), due FALSE religioni che hanno spogliato di ogni moralità ed etica l'uomo, dichiarando guerra alla fede (chiese bruciate, preti nei gulag e campi di concentramento, addirittura una missione nazista per rapire Pio xii il GRANDE) con immenso piacere brindo alla scomparsa di questo sanguinoso oppio per il popolo (non totale purtroppo cina, cuba, cambogia, vitnam, russia ndr...). citando Marx, questo dimostra la differenza tra una droga (generalmente i suoi effetti durano un limitato periodo di tempo)e la Verità che da millenni resiste ew persiste.
Venendo agli odierni attori politici pure io critico aspramente la candidatura realpolitik dell'antidemocratico D'Alema e della scelta idiota di candidare, anche un rincoglionito, basta che sia italiano!
Assolutamente contrario a questo amico di hamas e del "partito di dio".
Una critica a D'ALEMA...Una a Berlusconi.
Confido che Re Silvio, almeno per oggi, , per non sputtanare questa giornata di festa e libertà eviti di chiamare il suo migliore amico sovietico Putin, ricordiamo che vent'anni fa il comunista Putin (ex colonnello del Kgb) era a combattere per la ddr duque contro questa giornata di pace e democrazia. So bene che invidia Vladimir e la sua idea stalinista del come gestire la cosa pubblica, ma almeno per oggi che segua i consigli di Paolo Guzzanti (presumo sarà già stato sputtanato dai gregari del re un marxista-filo svoietico...)lasci stare Putin..almeno per oggi....
Paolo

 

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