mercoledì 13 gennaio 2010

Google contro Pechino. Meglio tardi che mai

Basta con censure e spionaggio. E scende in campo anche Hillary Clinton



di Alessandro Oriente




Meglio tardi che mai. Ma finalmente l’ora del “passo estremo”, per Google China, sembra essere arrivata. Il motore di ricerca più famoso del mondo – e artefice della vera “rivoluzione culturale” globale d’inizio millennio – ha deciso, dopo poco più di tre anni (Google.cn è nato infatti nel 2006), di dire basta. Basta con la censura, basta con i filtri, basta con i diktat. Sul banco degli imputati (ed era ora) il governo di Pechino. La goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo è la scoperta di cyber-attacchi subiti da parte di spie cinesi sguinzagliate dalle autorità cinesi per rintracciare attivisti per la difesa dei diritti umani. Attacchi «molto sofisticati», li ha definiti Google in un duro comunicato rilasciato oggi: «Uno degli obiettivi primari degli hacker – spiegavano da Mountain View – era di accedere agli account Gmail degli attivisti di difesa dei diritti umani cinesi». Conclusione? «Non abbiamo intenzione di continuare a censurare i nostri risultati». E se arriveranno altri attacchi, Google lascerà la Cina.



Parole chiare che, seppur senza additare direttamente il governo di Pechino, non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni sfumate. Niente più controlli che violino la privacy degli utenti, niente più cedimenti a “problemi di ordine pubblico” giustificabili solo con l’esistenza (e la necessità della persistenza) di una dittatura. E dalla parte di Google si è schierata subito l’Amministrazione americana, con Hillary Clinton, Segretario di Stato, che adesso si «attende una spiegazione dal governo cinese». Una presa di posizione coerente con il profilo del presidente Obama. E anche con quello che ha detto, citando proprio Google, di fronte a un’attenta platea di studenti cinesi, nel corso del suo recente viaggio nell’Impero di mezzo.



«La possibilità di operare con fiducia nel cyberspazio - ha aggiunto Hillary Clinton - è di importanza critica in una società ed in un’economia moderne». Ecco il punto: Google e la Rete nel suo complesso (con i blog, i social network, il file-sharing) non sono solo un’appendice della modernità. Ne sono l’ossatura. Sono il prodotto di una visione intrinsecamente “libera” dell’individuo, della società, dell’informazione e della conoscenza. Si parla di Google-kultur, e non a caso. Snaturare questa rivoluzione, provare a guidarla, ad arginarla, è segno di debolezza. Oltre che di paura. La Cina, adesso, è fuori tempo massimo. E Google, per fortuna, non è più disposta a chiudere un occhio. Così, da adesso, i naviganti cinesi si imbatteranno in immagini e parole che non avrebbero dovuto vedere. E magari, davanti alle immagini di Tian'anmen qualche domanda in più inizieranno a farsela.



13 gennaio 2010





CREDITS: FFWebMagazine

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