lunedì 29 settembre 2008

PROBLEMI TECNICI

Ciao a tutti!

Il mio modem ADSL è andato a meretrici, per cui sono senza connessione Internet. La saltuaria possibilità di collegamento dalla biblioteca pubblica mi consente di farvi sapere ciò e dirvi che, non appena arriverà il già ordinato modem nuovo, tornerò operativo.

Scusate per l'assenza.


The Freewheelin' Federico Zuliani


P.S. Nella sezione link, aggiunto quello del blog del mio amico Bio, Liberamente.

lunedì 8 settembre 2008

Rotondi-Brunetta pro Unioni Civili...ma non da ministri...

Secondo quanto detto dal Ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, lui ed il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta stanno lavorando su un ddl in favore delle cosiddette "coppie di fatto".

Bene questa iniziativa legislativa da parte del centrodestra, anche se ritengo ingiusto il fatto che Rotondi si sia affrettato a precisare che lui e Brunetta si occupano dell'argomento non come ministri ma nell'ambito del loro potere legislativo di "semplici" parlamentari.

Un modo per fare una cosa giusta ma che Oltretevere non apprezzano, e x questo il Governo si "defila".

D'altra parte, se uno il coraggio non ce l'ha, non può darselo...

martedì 2 settembre 2008

GIANNI BAGET BOZZO: IL CORAGGIO DI ANDARE OLTRE IL LIBERISMO

Il quarto governo Berlusconi è diverso dai precedenti. Il messaggio che nel '94 fece nascere Forza Italia e le alleanze con essa della Lega e del Msi era legato al tema della libertà. Era il rifiuto dell'egemonia, divenuta dominio, del postcomunismo sulla politica e sulla cultura italiana. Era l'espressione di un sentimento di difesa di una maggioranza politica e sociale tradizionale che era stata privata della sua esistenza parlamentare. Sembrava quindi un provvedimento di emergenza, che avrebbe dovuto cessare, non appena il sentimento di allarme creato dagli eventi del '93/94 nell'elettorato di centro e di destra, fosse venuto meno grazie all'azione di un governo che riuniva ai comunisti riformati i democristiani di sinistra. Questa era infine l'alleanza classica della politica italiana e il passare del tempo avrebbe condotto alla legittimazione della nuova forma di una antica alleanza.

Si crea così il concetto di «berlusconismo», cioè che il consenso attorno a Berlusconi fosse un fenomeno illusorio o un fenomeno criminale o le due cose assieme: o una irrealtà o una provocazione.

Questa fu in particolare la concezione di Romano Prodi, che riuscì a creare sulla base di essa l'alleanza di tutte le culture politiche italiane come le uniche legittimate dalla Costituzione a governare il paese.

Ma non è stato il fallimento di questo disegno politico il fatto determinante delle elezioni del 2008 già preannunciate dalla vittoria elettorale di Berlusconi di fatto nelle elezioni del 2006. Fu il sentimento che la coalizione di centrodestra aveva scelto una via differente dall'ideologia per governare il paese, diversificandosi anche dal suo originale discorso liberale. Il messaggio che l'alleanza berlusconiana, e ancor di più il governo successivo del 2008, hanno dato agli elettori era che la coalizione si presentava come legata all'attenzione del corpo del paese: alla sua realtà materiale, alla sua salvezza come economia e come società nella realtà del mercato mondiale e del cambiamento dell'equilibrio politico mondiale. Il problema della sicurezza dei paesi europei va ben oltre il tema dell'immigrazione e della legalità della vita cittadina. Il problema che tocca gli italiani è la domanda se sarà possibile alla nuova generazione raggiungere il livello della precedente: cioè se il sistema Italia nel sistema Europa possa continuare a crescere o è destinato a diminuire. Gli italiani sanno che la loro sorte individuale dipende non solo da ciò che fa ciascuno di loro ma dall'effetto complessivo che il sistema paese rappresenta nel mondo. Non a caso il dramma dei rifiuti napoletani è stato alla base politica del cambiamento del Paese: l'evidenza fisica che il monopolio della sinistra sul linguaggio politico non corrispondeva alla dimensione reale dei problemi: l'egemonia culturale della sinistra era finita.

Berlusconi che prende i voti nelle elezioni del 2008 sarà l'uomo che farà del problema di Napoli il primo impegno del governo con il messaggio di portare la città all'onore del mondo e salvare la ricchezza unica dell'Italia che sono l'eccellenza nella produzione e la ricchezza del suo paesaggio e della sua storia. Il principio, tante volte enunciato, che la globalizzazione determina la localizzazione cioè l'emersione del problema dei territori e delle loro identità ed esigenze si è verificato nelle elezioni 2008 a beneficio del sistema Italia. Il tema fondamentale di questo sentimento della vita ha creato il nuovo orientamento politico del Paese e quindi una forza politica in Parlamento. Quando i problemi diventano mondiali il sistema Paese diviene rilevante perché deve declinare i problemi nazionali nelle chiavi del sistema generale. Gli anni duemila ci mostrano che la storia europea non è più la storia del mondo e l'economia europea ha il suo punto debole nella società europea, nella crisi religiosa, morale, ideale dell'Europa contemporanea. I problemi dell'età tecnologica sono di carattere materiale e a un tempo morale in qualunque parte del mondo si pongano. Energia, trasporti ed ecologia divengono il nuovo alfabeto della politica. Il tempo della pura soggettività è finito, cambiando il mondo l'uomo sperimenta i limiti del creare. Ritorna la morale, l'autorità e forse anche la religione.







Gianni Baget Bozzo, il Giornale, 2 settembre 2008



La lezione di Monaco

La crisi internazionale che scuote l’agosto del 2008 riporta alla memoria storica, per taluni aspetti, quella che sconvolse l’Europa nel tardo estate del 1938 e si concluse malamente e provvisoriamente nella “Conferenza di Monaco” che precedette neppure di un anno lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Le somiglianze fra questi due contesti sono molto numerose, ed è perciò più breve e utile, dato che le circostanze storico-politiche non si ripetono mai in modo identico, ricordare le chiare differenze fra oggi e ieri.

Innanzi tutto Putin non è Hitler. Il leader russo di oggi non professa ideologie razziste, né si può ritenere che coltivi dottrine economiche che comportino l’annessione di nuovi vasti territori per costituire uno “spazio vitale” per la Russia, e tanto meno che si prefigga obiettivi di “egemonia planetaria”.

In secondo luogo ai tempi di Monaco, come anche all’inizio della seconda guerra mondiale, le potenze non disponevano di armi che costituissero un deterrente assoluto da conflitti generali, come oggi lo è la disponibilità di un immenso armamento nucleare.

In terzo luogo, mentre Hitler puntava all’autosufficienza economica della Germania, Putin non ha bisogno di farsi spiegare che il benessere della Russia dipende dalla vendita di petrolio e gas all’Occidente e dagli investimenti esteri – cioè occidentali – in Russia. Infine, l’ex ufficiale del KGB non può non sapere che la sconfitta nella “guerra fredda” e il crollo finale dell’impero sovietico furono dovuti sotto il profilo economico alle enormi spese militari sostenute nel confronto con l’Occidente, e alla arretratezza tecnologica.

Per quanto Chamberlain, Daladier e Mussolini fossero stati accolti festosamente al loro ritorno in patria da Monaco, da popolazioni che volevano la pace, il vero trionfatore dalla Conferenza fu Hitler, il quale, ancore impreparato militarmente, seppe sfruttare abilmente l’assenza degli Stati Uniti, la debolezza degli inglesi e dei francesi, e l’ambiguità del governo italiano dell’epoca, al tempo stesso alleato e frenatore della corsa di Hitler verso la guerra europea e poi mondiale.

Queste differenze fanno sì che la vicenda della Cecoslovacchia del 1938-39 non costituisca un precedente storico all’attuale conflitto russo georgiano, ma pur sempre rappresenti una formidabile lezione che i governi occidentali e le loro organizzazioni non possono permettersi di dimenticare.

Da questa analisi , sia pure ridotta all’essenziale per ragioni di spazio, derivano due chiarissime indicazioni, ma dovremmo dire ammonizioni, per le questioni della politica italiana. Il contenimento del nazionalismo russo richiede forza politica, militare ed economica. Se sul piano della forza militare gli europei e i canadesi non reggono il confronto con la grande democrazia americana, su quello politico ed economico l’Europa non è per nulla un “junior partner”. Essa perciò può e deve costituire un punto di forza nella formulazione della politica comune dell’Alleanza per fronteggiare la crisi caucasica. I Paesi dell’Alleanza Atlantica che si ispirano ai valori dell’internazionalismo liberale debbono fare intendere di non essere disposti a transigere per nessun motivo e a nessun costo alla rule of law, al punto di non temere né il ritorno della guerra fredda, né minacce di contromisure di carattere commerciale, peraltro del tutto improbabili da parte della Russia di Putin, visto che nessuno si è mai suicidato per paura di morire.

L’ottima analisi di Lucia Annunziata pubblicata da “La Stampa” ha chiarito perché, data la contingente situazione interna degli USA dovuta all’esito incerto delle elezioni presidenziali, una voce unitaria europea nell’ambito dell’Alleanza sarebbe più che mai indispensabile.

Ma ciò presuppone, come ha ammonito il presidente del Parlamento europeo Hans Gert Pottering, e sottolineato interpretando il pensiero di tutti il liberali europei dal presidente dei rappresentati liberali a Strasburgo Graham Watson, la perfetta collimazione dell’analisi e dei propositi dei singoli governi dell’Unione europea. L’assenza del ministro degli Esteri italiano alla riunione dei ministri europei convocata dalla presidenza di turno francese non può essere presentata come un prodigio della tecnologia telematica. Giusto o sbagliato che sia, ciò è stato interpretato come un gesto ambiguo, magari un preludio alla pretesa di svolgere un ruolo individuale nella soluzione della crisi. Dunque il governo italiano si affretti a chiarire la propria posizione, che non può che essere l’adesione incondizionata alla volontà comune dell’Unione Europea, e ciò deve avvenire prima e non dopo la riunione dei capi di Stati e di governo indetta per il prossimo 1 settembre.

Il confronto fra Monaco e oggi fa tornare alla mente ciò che Winston Churchill disse al premier Neville Chamberlain, l’uomo di Monaco, che tornava dalla Conferenza dove si era piegato alla prepotenza di Hitler: ”Il destino vi ha posto di fronte alla scelta fra la vergogna e l’uso della forza; voi avete scelto la vergogna, noi subiremo la forza.”

Stefano de Luca, Segretario Nazionale del Partito Liberale Italiano

Carlo Scognamiglio, Presidente del consiglio nazionale del Partito Liberale Italiano


Credits: Partito Liberalie Italiano


Che dire...un'analisi ben condotta e, soprattutto, molto condivisibile...purtroppo...

E' ora che Berlusconi la smetta con la sua IMPRESENTABILE amicizia con Putin!

Quello non è altro che un bastardo ex KGB comunista assassino, a cui va aggiunta la "variabile" della modernizzazione e della "nuova ricchezza". Un mix micidiale...FERMIAMOLO!!!