Nuovo dominio!!!
Da oggi, questo blog è raggiungibile anche attreverso l'indirizzo http://www.zulieofficial.tk/
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In questi giorni, oltre al caso di Gherlasco e la feste mastelliana di Telese, tiene banco la vicenda di don Sante, prete del padovano che ha pubblicamente dichiarato d'essere innamorato di una sua parrocchiana.
Il caso di Mohamed Hegazi, devo farci riflettere ma, soprattutto, deve farci mobilitare come esseri civili, pensanti e dotati di coscenza!
Cari amici, vorrei invitare tutti ad aderire all'iniziativa organizzata dall'economista Giuliano Cazzola per la "contro-manifestazione" del 20 ottobre, che vedrà la sinistra massimalista ed i suoi accoliti manifestare MOLTO GENERICAMENTE contro il "precariato".
Sapevo che, prima o poi, il lato "lamentoso" del vostro "freewheeler" sarebbe saltato fuori...beh, non s'è certo fatto aspettare...
La parola più diffusa nella politica francese è oggi rupture. C’è nella politica francese, altro se c’è, una rottura radicale col passato. A volerla fortemente è il ventitreesimo presidente della Repubblica, un cinquantenne di padre ungherese e madre greca, che sfugge a schedature ideologiche. Come ha scritto Alain Touraine, c’è in lui «volontà estrema di agire, intervenire, parlare, prendere decisioni». Obiettivo dichiarato: ridare slancio alla Francia, riportarla tra i grandi protagonisti internazionali.Per la rottura col passato Sarkozy ha persino arruolato ex avversari: il socialista Kouchner, al quale ha offerto il ministero degli Esteri; un secondo socialista, Lang, con l’incarico di ridisegnare con una commissione il sistema politico francese; Strauss-Kahn, altro socialista candidato alla direzione generale del Fondo Monetario Internazionale. Il che gli ha guadagnato l’apprezzamento della gauche meno ideologizzata, oltre che il favore di un’opinione pubblica desiderosa di sicurezza e benessere. Con Sarkozy i francesi hanno ritrovato la fiducia di poter risolvere i problemi, che non sono pochi, come non era riuscito del tutto a Mitterrand e per niente a Chirac.Ben altra condizione quella italiana, dove, al contrario della Francia, la rottura, profonda, c’è tra istituzioni e opinione pubblica. La sfiducia dei cittadini verso la politica è cresciuta in maniera esponenziale, raggiungendo livelli preoccupanti. Il «sistema-Italia», che più di 40 anni fa, col «miracolo economico» e una classe politica di buono spessore s’era guadagnata la stima internazionale, è precipitato. Profitti e novità se ne sono visti in questi anni nella vecchia Europa: in Inghilterra con Blair, in Germania con la Merkel, persino in Spagna con Zapatero, e ora in Francia con Sarkozy. L’Italia è finita invece in fondo alla classifica europea: ha perso importanza e non ha più ruoli chiave nella Comunità di cui fu tra i fondatori sessant’anni fa.È una realtà, questa, difficile da contestare. L’Italia è in stato d’inferiorità rispetto ai partner principali dell’Unione, costretta da un deficit di leadership politica a sopportare richiami e censure dai vertici europei. Manca soprattutto una politica economica producente e accorta. Vi si stanno logorando economisti che fuori del governo sembravano avere qualche credito e che ora rischiano di bruciarsi del tutto col proposito di vendere l’oro della Banca d’Italia, non per ridurre il debito pubblico, come sarebbe urgente e necessario, ma per affrontare nuove spese sotto la spinta di una sinistra immatura e scriteriata.Siamo oppressi da problemi che la politica non riesce neppure a mettere oggettivamente a fuoco, tanto meno ad affrontare con soluzioni opportune: un debito pubblico spaventoso (il 106 per cento del prodotto interno lordo); una politica sociale oberata da un welfare a rischio di esplosione (irrazionale la resistenza alla tesi che non si può andare in pensione prima dei sessant’anni); una immigrazione incontrollata che incide gravemente sulla sicurezza interna; un ceto medio impoverito (qui l’euro ha avuto certamente la sua parte negativa perché ha ridotto il potere d’acquisto dei meno abbienti) il che lo ha reso profondamente inquieto; una scuola che non ha più capacità di selezione e di formazione; una burocrazia delegata a pretendere troppe osservanze, che scoraggia ogni spirito d’iniziativa; il tutto nella cornice di una estesa cultura dell’irresponsabilità penetrata a fondo nella società italiana, sicché si vanno spegnendo le speranze che prima o poi sia possibile il risorgimento di quei valori di cui il Paese ha tanto bisogno. Due grandi malanni, infine, rendono quasi disperata la situazione italiana: una politica mediocre, caratterizzata da compromissioni e contraddizioni; una giustizia politicizzata tesa ad affermare il proprio potere in contrasto con le altre istituzioni. L’Italia è oggi in Europa il Paese che più di ogni altro avrebbe bisogno di una rottura vera e seria col passato. Una rottura culturale innanzitutto, il che potrebbe davvero creare le condizioni per una palingenesi senza la quale appare utopia una resurrezione.
Ricambio il favore fattomi dal mio "socio" Gohan, pubblicizzandone il davvero ben fatto blog.
Lo so, lo so...sto blog andrebbe aggiornato di più...xò, siate comprensivi: provate voi, col caldo che c'è stato a luglio, senza condizionatore in casa, a mettervi vicino a una fonte di calore come il mio notebook, dopo aver radunato le pochissime forze x gli ultimi adempimenti accademici, ecc.