lunedì 30 marzo 2009

Referendum: Utile a prospettiva bipartitica indicata da premier

Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl

L’approvazione dei referendum elettorali che, con molti altri esponenti di FI e AN, avevo sostenuto lo scorso anno durante la campagna di raccolta firme, consentirebbe di consolidare dal punto di vista politico e di stabilizzare dal punto di vista istituzionale quell’assetto bipartitico che lo stesso Presidente del Consiglio ha, nel suo intervento congressuale, indicato come prospettiva di impegno e di riforma per il Pdl.
E’ una prospettiva che condivido e che occorre ribadire con scelte conseguenti. Il “semi-bipartitsmo” di fatto che è scaturito dall’esito delle scorse elezioni è dipeso da una serie di condizioni politiche eccezionali e per certi versi irripetibili. Solo la sua conferma per via normativa (conferma di cui il referendum dà l’occasione e lo strumento) scongiurerebbe il rischio, sempre incombente, di un ritorno al passato.
Rispetto al referendum, penso che il Governo debba anche operare in modo da non vanificare preventivamente l’esito della consultazione con una data di convocazione “tatticamente” orientata all’obiettivo di sfavorire il raggiungimento del quorum.
I miei amici referendari devono comprendere che non si può vincere né usure il referendum contro il governo e la maggioranza. Il Pdl deve comprendere che il comitato referendario non è stato, dalle sue origini, né vuole oggi diventare uno strumento nella mani del Pd.

Roma, 30 marzo 2009

Credits: Libertiamo

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D'accordo, al 100%!!!

venerdì 27 marzo 2009

IL POPOLO DELLA LIBERTA' - I° Congresso Nazionale LIVE!!!

mercoledì 25 marzo 2009

MANIFESTO LAICO PER IL POPOLO DI TUTTE LE LIBERTA'

Se il Popolo della libertà vuole essere un partito capace di rappresentare l’intera società italiana, pluralista e variegata, deve non solo accettare, ma anche suscitare un vero dibattito politico sulle sfide etico-culturali del mondo contemporaneo.
A nostro giudizio, un vero partito “della libertà” ha il compito di tutelare la libertà individuale tout court, nella sua accezione economica come in quella più propriamente civile. E così come deve rimanere centrale il contrasto allo statalismo economico sociale, così va evitato il rischio di deriva verso un altrettanto pernicioso statalismo etico.
Ai delegati del Congresso e a tutti gli elettori del Pdl chiediamo di sottoscrivere il seguente manifesto :

Io, ______________________ chiedo al Popolo della Libertà di tutelare e promuovere le seguenti espressioni di libertà:

- LIBERTA’ DI AMARE
Per il riconoscimento giuridico delle unioni omoaffettive, perché la libertà di amare e di veder riconosciuto e rispettato il proprio sentimento è un diritto di tutti.

- LIBERTA’ DI SCELTA E DI CURA
Per una legge sul testamento biologico che, a differenza di quella oggi in discussione, rispetti davvero la volontà della persona.

- LIBERTA’ DI RICERCA
Per una legislazione che non limiti le possibilità della scienza di migliorare la nostra vita, di lenire il dolore, di permettere a chi non può di procreare.

- LIBERTA’ DI SVAGO
Contro la chiusura anticipata dei locali notturni (discoteche, bar, pasticcerie), per la legalizzazione e la regolamentazione della prostituzione.

martedì 24 marzo 2009

Il PdL che vorrei

Questo è il discorso con cui Gianfranco Fini ha chiuso il Congresso di scioglimento di Alleanza Nazionale.
Delinea in modo lucido e chiarissimo come dovrebbe essere, a mio parere, il nascente Popolo della Libertà.

martedì 17 marzo 2009

Se il controllo non favorisce i prestiti

Nota sul Credito approvata all'unanimità dal Consiglio nazionale del Pri.

di Riccardo Gallo

La volontà di svolgere un confronto e di responsabilizzare i rappresentanti delle grandi organizzazioni delle imprese, delle banche, del sindacato per la ricerca delle più idonee soluzioni nei momenti di grave crisi economica e finanziaria è sempre stato il metodo di governo migliore nella concezione repubblicana. Ma è stato anche il metodo più avversato o vanificato nei fatti.

Alla fine del 2007 gli 11 maggiori gruppi bancari italiani avevano crediti verso la clientela (1.425 miliardi) coperti per due terzi da raccolta a breve e per un terzo da proprie emissioni obbligazionarie, in una condizione quindi di grande stabilità. Per accrescere la redditività della propria tesoreria, avevano poi attività finanziarie suscettibili di qualche criticità per complessivi 150 miliardi, pari a poco più del 6% dell'attivo totale. Le prime 20 banche europee avevano registrato nel 2007 un preoccupante calo degli utili da trading di tali attività e avevano anche presentato un aumento delle perdite su crediti.

Nel corso del 2008, le banche italiane hanno continuato ad accrescere gli impieghi verso le società non finanziarie e a vantare utili netti molto interessanti. Le ricapitalizzazioni varate da alcune grandi banche sono servite a coprire perdite patrimoniali derivanti dalla svalutazione di titoli e crediti. Danni molto maggiori sono stati subiti da molte primarie banche europee.

La crisi delle istituzioni finanziarie americane ha colpito la domanda aggregata e l'economia di molti paesi. I piani di stabilizzazione delle banche decisi dai governi ammontano a un totale poco inferiore a 500 miliardi di euro (199 in Usa, 133 in Germania, 49 in Olanda, 42 in Uk, 19 in Belgio e Lussemburgo, 17 in Francia, 6 in Irlanda, 4 in Svizzera).

Le banche italiane non vi hanno fatto ancora ricorso. Il loro problema potrebbe esplodere al momento della scadenza delle proprie emissioni obbligazionarie che, come detto, rappresentano un terzo degli impieghi e che in questo clima di sfiducia potrebbero non essere pienamente collocate e rinnovate. In questo caso le banche italiane avrebbero una minore raccolta e – se gli impieghi verso la clientela restassero uguali o addirittura aumentassero – dovrebbero far ricorso al finanziamento dello Stato.

Il feeling della clientela sul territorio è attualmente negativo, nel senso che si segnalano rientri del credito da parte delle banche, istruttorie più lunghe, maggiori cautele nel concedere prestiti. Dal punto di vista delle banche tutto ciò pare sia dovuto all'aumento del rischio sistemico e a quello individuale. Inoltre, la domanda di credito da parte delle imprese sembra venga soprattutto per programmi di ristrutturazione del debito e non per beni d'investimento. Tant'è vero che anche le operazioni di leasing vanno calando. Abi e Confindustria si stanno adoperando in incontri sul territorio per raccogliere proposte che valgano a rafforzare la collaborazione reciproca.

E' probabile che invece il ministro Tremonti sospetti che le banche vogliano rifiutare l'intervento dello Stato per non avere ingerenze nella loro gestione e che – per far bastare un'eventuale minor raccolta al momento del rinnovo delle obbligazioni in scadenza – puntino a ridurre fin d'ora gli impieghi (credito alle imprese). E' altrettanto probabile che Tremonti con l'idea di avvalersi dei prefetti nella vigilanza sul credito nel territorio miri proprio ad accrescere ancor di più la preoccupazione delle banche e miri proprio a spingerle verso la soluzione alternativa di ridurre gli impieghi e il credito, per poi denunciarle all'opinione pubblica quando la morsa della recessione sarà più acuta.

Il Pri è preoccupato di questa situazione e del fatto che, mentre la presidenza del Consiglio è impegnata in confronti con gli esponenti del mondo imprenditoriale e bancario, il ministro dell'Economia – pur partendo da analisi corrette – finisce poi di fatto per rafforzare le remore delle banche e quindi per vanificare gli sforzi congiunti Abi-Confindustria volti ad assicurare le risorse necessarie a sostenere l'attività produttiva soprattutto delle piccole imprese.

Credits: PRI

lunedì 9 marzo 2009

Il Berlusconi liberale (che avevamo perso)

Finalmente!

E' proprio il caso di dirlo...

Dopo averci fatto tanto penare, ecco che Berlusconi ci regala l'ennesimo colpo di teatro, e rispolvere la sua anima liberale, da tempo messa in naftalina in favore del populismo parastatale e filoclerico, ispirato da Tremonti e Gianni Letta.

La vicenda è di quelle pesanti; si tratta infatti della cosiddetta legge sul fine vita, divenuta il centro del dibattito politico dopo il caso-Englaro.

Bene, il Cavaliere ha detto che è giusto che sui temi etici (e quindi sul ddl Calabrò) non ci sia disciplina di partito, ma libertà di scelta.

Questo gli fa onore, senza dubbio.

E pazienza se, per coprire questo atto "anarchico", ha lanciato il grandioso piano edilizio che ha scatenato il risveglio dei disfattisti ambientalcomunisti...

venerdì 6 marzo 2009

L'Inno della Libertà - 'Stars Spangled Banner' - USA National Anthem

martedì 3 marzo 2009

I liberi pensatori (e votatori) del PdL

Il dibattito sul "dopo-Eluana", dopo tutto il can can mediatico, ha prodotto anche un'accesa discussione sul fine vita "per legge".

La maggioranza, tramite il cosiddetto ddl Calabrò, ha lanciato una sua proposta, cui si pongono variegate posizioni, sia a destra sia a sinistra.

Nel PdL, in particolare, vi sono 3 filoni: quello maggioritario, allineato al ddl proposto, quello clerico, guidato dal senatore aennino Alfredo Mantovano, contrario all'ipotesi di "testamento biologico", e quello laico, guidato dall'onorevole ex radicale Benedetto Della Vedova e dal senatore friuliano Ferruccio Saro, ex socialista ed amico personale di Beppino Englaro.

Ma vediamo chi sono questi liberi pensatori e, si spera, votatori, nel gruppo senatoriale de il Popolo della Libertà.

Ferruccio SARO (Forza Italia, ex PSI)
Giuseppe Pisanu (Forza Italia, ex DC)
Antonio PARAVIA (AN)
Maurizio SAIA (AN)
Lamberto DINI (liberaldemocratico)
Enzo GHIGO (Forza Italia, liberale)
Michele SACCOMANNO (AN)
Roberto CENTARO (Forza Italia)
Carlo VIZZINI (Forza Italia-Circoli d'Iniziativa Riformista, ex PSDI)
Lucio MALAN (Forza Italia, ex leghista)
Marcello DE ANGELIS (AN)

Su posizioni "laiche" anche il capogruppo PdL alla Camera, Fabrizio CICCHITTO, ex socialista.

Cari signori, grazie per il vostro impegno di libertà e antimaggiordomocrazia!