domenica 22 febbraio 2009

Nasce il Centro Indipendente di Studi Politologici "Pim Fortuyn"

E' nato un nuovo spazio di analisi politica, il Centro Indipendente di Studi Politologici "Pim Fortuyn".

Per leggere le analisi e gli spunti del CISP, clikkate qui.

sabato 21 febbraio 2009

Legnago Liberale on line!

Comunico ke da una decina di giorni è attivo il blog Legnago Liberale, dove il sottoscritto e Gohan hanno unito le loro forze per iniettare anke nella "capitale della Bassa", sane e vitali dosi di liberalismo.

Vi aspettiamo!

ZulieOfficial

lunedì 16 febbraio 2009

Esami liberali? No, grazie!

Da qualche tempo, ormai, sono un assiduo frequentatore dei sito PLI, ossia quel mitico Partito Liberale Italiano che ho sempre rimpianto di non aver potuto incontrare causa mia "giovane" età e sua "fine prematura".

Ma come, direte, è scomparso e c'è un suo sito?

Si, perchè poi, in effetti, il PLI è ricomparso...

Il già Partito Liberale ha assorbito alcune sigle d'area "minori" e si è ribatezzato col glorioso nome, anche se con un simbolo diverso (e più accattivante, a mio gusto personale).

Ora, destino vuole che la mia montante insoddisfazione verso Forza Italia/PdL e il Governo da essa sostenuto, abbia incontrato sul suo cammino il fervido dibattito nato in seno al PLI, in vista del Congresso Nazionale.

Alcuni liberali delusi del centrodestra (visto?!? Nn sono il solo...), aggregatisi intorno al giornalista Arturo Diaconale, hanno deciso di tornare alla "casa madre" sfidando il granitico e quasi inamovibile Segretario Stefano De Luca per la guida del partito.

Una delle soprese di questa sfida è stata la comparsa, a fianco di De Luca, del giornalista Paolo Guzzanti, anke lui colto improvvisamente da "rifiuto x il berlusconismo".

E così, lui ke tutto è stato, tranne ke liberale, viene catapultato alle massime sfere PLI, portandosi dietro i seguaci della sua associazione Rivoluzione Italiana.

Una trasmigrazione in blocco, dunque, tutta a favore di De Luca.

Che però, nn vi trova nulla di strano, mentre lui, aiutato da Guzzanti stesso e da altri "pretoriani", diffonde la voce ke Diaconale e soci siano un "cavallo di Troia" berlusconiano ke ha come obiettivo quello di consegnare le "gloriose spoglie" del PLI al Cavaliere.

Ora, a parte il fatto ke a Berlusconi di un partitino dello 0,3 ke conosciamo solo noi "addetti ai lavori", perchè tanto la "massa" identifica proprio Silvio IV come "liberale", nn frega nulla, suona singolare ke solo le truppe pro De Luca siano genuine, e ke a testimoniare della malafede di Diaconale e Soci sia proprio un campione del berlusconismo militante fresco fresco di abiura.

In questa situazione abbastanza paradossale, il sottoscritto continua liberalmente a dire la propria.

"Sfortunatamente", la mia opinione è tutt'altro ke "deluchiana"...

Ecco quindi ke i fedeli pretoriani del Capo (fa molto "berlusconismo", nn trovate?!?) censurano alcuni miei post, e qualcuno, con fare intimidatorio e nascondendosi dietro il quasi anonimato (perchè scrivere "Alberto" nn significa nulla), invita a dare un'occhiata ai miei blog...

Che si voglia psicanalizzarmi?

O farmi un test di liberalismo?

Perchè, poi?!?

Perchè, come fece a suo tempo proprio Stefano De Luca, parlamentare europeo di Forza Italia nella legislatura 1994-1999, ho creduto nel progetto del "partito liberale di massa"?!?

Perchè pensavo che il PdL potesse essere una ventata di aria fresca, invece del "contenitore sudamericano" ke rischia fortemente di diventare?!?

Io gioco a carte scoperte, nn ho bisogno che nessuno mi faccia gli esami di liberalismo!

Io sono un liberale di Forza Italia, deluso dalla politica di questo Governo e da come si prospetta nascerà il PdL.

Sto cercando di capire cosa succederà nel quadro politico e, nel frattempo, in quanto liberale, mi piace discutere di questioni socio-politiche dove, si presume, si trovano altri liberali.

Fortunatamente, ho anke tanti altri interessi nella vita...

Se tale Alberto o chiunque altro ha così tanto buon tempo da approfondire l'argomento, beh, fatti loro...

Io vado avanti per la mia strada e, come dice sempre con saggezza contadina mia nonna: "morto io e la mia testa, in culo chi resta!".

Fa molto liberale, eh?! :)

giovedì 5 febbraio 2009

L'immigrazione ha molti volti, il Governo poche idee

di Carlo Panella



Pochi lo ricordano, ma trenta ani fa, il 22 maggio del 1979, un somalo Alì Giama, fu bruciato vivo da alcuni giovinastri, mentre dormiva avvolto negli stracci sotto l’arco della Pace, nel pieno centro di Roma, a un tiro di sasso da piazza Navona. L’orrore e il raccapriccio per il povero Singh, bruciato vivo come Alì Giama, non sono dunque nuovi, in Italia. Anzi, se si leggono le cronache ci si accorge che gesti orribili come questi, si sono replicati a Genova, Rimini, altrove.



Detto questo, però, dato alla ferocia lo spazio che si è ormai conquistata nelle nostre quotidianità malate, in questi giorni avvertiamo un “di più”: stupri di gruppo ovunque in Italia (spesso il “branco” è di immigrati), si intrecciano con polemiche sul Kebab, sulle moschee nuove e ora - e non è un paradosso - con le Trade Unions inglesi - non qualche operaio estremista - che scendono in sciopero contro operai italiani di una società siciliana che ha vinto un appalto in Gran Bretagna. Un clima asfissiante, pesante, aggravato dalla strumentalità politica in vista delle elezioni, dalla idiozia buonista delle sinistre, dal livore eccessivo dei leghisti e… dal silenzio tombale del governo.



Il punto, a nostro parere, è questo: ciclicamente avviene che tutto paia precipitare, che nulla più si tenga, che il caos degli avvenimenti, la violenza della cronaca, la facciano da padroni avvelenando le comunità nazionali. Oggi questo si vive in Italia, con un moltiplicatore infinito che è la crisi economica mondiale. Finisce in questi mesi, infatti, un ciclo che era iniziato più di 50 anni fa, alla fine della guerra. Un ciclo di espansione, di benessere continuo, di consumi crescenti, di famiglie che sentivano la propria affermazione sempre più solida, sicura, il proprio futuro noiosamente assicurato in un consumismo tanto demente, quanto indiscutibile. Non è più così, per la prima volta dal 1929, la recessione è planetaria, riguarda tutto e tutti e - oggi come allora - nessuno riesce a dare al mondo la sensazione di un governo sicuro. La speranza ingenua in Obama è durata lo spazio di un mattino e nulla appare all’orizzonte a sostituirla.



In questo mondo piovoso e gelido, vengono al pettine tutti i nodi: in Italia, quello della mancanza di un progetto. Tutto qui. In Italia nessuno, men che meno il governo, dimostra di avere un progetto serio per sistemare tutti gli aspetti complessi ed enormi portati dall’immigrazione. Peggio ancora, in Italia un partito, il Pdl –lo ha notato con coraggio Beppe Pisanu- ignora bellamente il problema, lo delega alla Lega, dimostra una insensibilità sociale degna di miglior causa. In Italia, insomma, non c’è una forte autorità politica o civile che spieghi agli italiani quale deve essere il volto del paese da qui a dieci anni, anzi, c'è qualcuno, la Caritas, il Pd, lo stesso Gianfranco Fini, che spaventa ancor più gli italiani sostenendo che tutti i quattro milioni di immigrati devono diventare - ma proprio tutti - cittadini italiani, con buona pace delle Trade Unions padane che da qui a poco imiteranno i colleghi inglesi.



Si avverte, insomma, un terribile, preoccupate, “vuoto politico”, vuoto di leadership, innanzitutto nelle forze del governo che continuano a trattare il problema dell’immigrazione come fosse un problema sociale, tipo pensioni, mentre invece è il più grave problema identitario nazionale che un paese possa e debba oggi affrontare. Sino a quando Silvio Berlusconi e i suoi ministri non faranno questo passo, non comprenderanno che devono plasmare con scelte e politiche coerenti il volto dell’Italia futura, calibrando, mescolando, ma anche separando destini e etnie, la situazione non potrà che peggiorare.



Credits: L'Occidentale

La missione impossibile dei liberali

Written by Gionata Pacor

Dal 20 al 22 febbraio si terrà a Roma il congresso dei liberali del PLI. Per iscriversi ed avere diritto di voto il termine ultimo è quello del 10 febbraio, quindi mancano pochissimi giorni. Ovviamente prima di iscriversi uno deve essere convinto di volerlo fare. Queste sono le motivazioni che mi hanno spinto verso questa scelta.

Noi liberali siamo tutti d’accordo: il PDL non è liberale. Ci dividiamo tra quelli che pensano che lo si possa rendere liberale entrandovi e quelli che sostengono che sia inutile anche solo provare a fare una corrente liberale nel PDL.
I fatti danno spietatamente ragione a questi ultimi. I pochi liberali che ci sono nel PDL sono scollegati tra loro (tanto che in certi casi nemmeno si parlano), oppure sono rassegnati al punto da mettersi a scrivere libri; altri, che non hanno nemmeno un posto da parlamentare, vengono lasciati parlare per 10 minuti solo per rispetto della loro età, e poi li si fa accomodare come se non avessero detto niente; altri ancora, che hanno avuto l’ardore di parlare di primarie, sono stati subito zittiti con l’accusa di voler soffiare il posto (già assegnato d’ufficio, naturalmente) a un collega.
Sui gazebo, leggete questa nota di Denis Verdini: "L`affluenza ai gazebo in questi due week end di dicembre è andata ben oltre le nostre aspettative. Quando oltre cinque milioni di cittadini decidono di partecipare così attivamente e massicciamente alla vita di partito, scegliendo i delegati che dovranno rappresentarli al congresso fondativo del PDL, è segno che la svolta impressa dalla straordinaria intuizione di Silvio Berlusconi è quella giusta".
Caro Verdini, quando il coordinatore di un partito dice una cosa come questa, che Ugo Fantozzi definirebbe “una cagata pazzesca”, quello non può essere un partito per i liberali. A parte i 5 milioni, sui quali stendiamo un velo pietoso, i cittadini non hanno “partecipato così attivamente alla vita di partito”: hanno dovuto ratificare delle liste stilate dai coordinamenti provinciali. In quella lista di nomi io non ne conoscevo nessuno. Nessuno! E non ho scelto niente di niente, erano tutti scritti lì in blocco, prendere o lasciare. Gli stessi militanti di Forza Italia hanno ammesso che si è trattata di una buffonata servita al massimo per schedare i simpatizzanti, peggio di quella che ha portato all’elezione di Veltroni alla segreteria del PD.
Un liberale nel PDL viene messo nell’angolo, messo a tacere. Non è un partito con “molte anime”, come il partito repubblicano in America, tutte con la loro dignità e con una chance di esprimere le proprie idee ed i propri candidati, magari degli outsider come Obama e McCain, che poi rappresenteranno tutto il partito. Il PDL è una piramide rovesciata, dove non è la base ad eleggere i vertici, ma è il vertice a nominare la base. E al vertice ci sono socialisti e democristiani. Finché la situazione sarà quella sopra descritta, per stare nel PDL un liberale dovrà ingoiare un rospo dopo l’altro, o smettere di essere liberale.

La scelta del PLI non è certamente una scelta di comodo. Non è un trampolino per arrivare a delle poltrone o per acquistare visibilità, ma il PLI rappresenta uno spazio dove i liberali potrebbero fare politica, inventandosi strumenti nuovi, come hanno fatto i radicali per molti anni, con proposte forti, abbandonando la moderazione e a costo di mettersi a gridare.
Si dovrà puntare sui giovani, sui nuovi media (facebook, webtv, ecc.), sulle intelligenze sparse nei tanti think tank liberali, sulla rivendicazione magari anche urlata delle nostre istanze, sulla richiesta di una vera democrazia all’interno dei partiti (chiedendo delle primarie vere, regolate dalla legge, e adottandole fin da subito per se stessi per via statutaria, per dare il buon esempio), su di un vero abbassamento delle tasse (promessa sempre fatta e sempre tradita!), sulle libertà individuali e sulla riduzione del ruolo dello Stato nelle nostre vite e nelle nostre tasche.
E si dovrà parlare ai liberali del PDL, mettendoli di fronte alla realtà, facendo loro capire che in quel partito sono emarginati e non li aspetta altro che umiliazioni. Personalmente, piuttosto che essere complice di una simile politica me ne starei a casa.
Ma, come disse Oriana Fallaci, “la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere”. E in questo momento certi liberali, che dichiarandosi tali si sono assunti la responsabilità e il dovere di difendere la libertà, sono purtroppo più impegnati a non perdere i loro privilegi o ad acquistarne di nuovi.
Antonio Martino ha scritto che “è liberale chi crede nel valore preminente della libertà individuale ed è quindi: conservatore, per difendere le libertà esistenti; radicale, quando l’allargamento delle libertà individuali richiede trasformazioni profonde della società; reazionario, per recuperare le libertà perdute; rivoluzionario, quando la conquista della libertà non lascia aperte altre opzioni; progressista sempre, perché senza libertà non c’è progresso.”
Qualcuno dirà che è una missione impossibile, ma è il momento di essere radicali e rivoluzionari: non si tratta di prendere le armi, ma di aderire al PLI per provare a minare alla radice questa seconda repubblica, che ci piace meno della prima, e a porre le basi per la terza.

Credits: NeoLib
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Devo aggiungere qlc?!?