sabato 31 maggio 2008

La diagnosi preimpianto e il fantasma dell'eugenetica

Come avrete notato, i temi etici hanno sempre molto risalto su questo blog. Ecco perchè la pubblicazione di questo scritto, dal sito dei Riformatori Liberali. Buona lettura!

Nessuna ‘parentela morale’ con la selezione della specie

di Carmelo Palma, da L’Opinione del 31 maggio 2008

La legalizzazione della diagnosi preimpianto comporta, di per sé, un rischio eugenetico? Il genitore preoccupato di trasmettere nei figli la grave malattia, di cui si sappia disgraziatamente portatore, è davvero un potenziale “parente morale” di quanti hanno teorizzato e praticato la selezione della razza? Parlare di rischio eugenetico significa affermare una qualche continuità o contiguità tra atti che, nell’esperienza comune, si continuano normalmente a inscrivere in universi morali tutt’affatto diversi, se non opposti. Eppure, a sentire quanti ritengono che fra le urgenze del nuovo governo vi sia la soppressione della Linee Guida sulla fecondazione assistita del ministro Turco, il senso della radicale diversità tra l’una e l’altra fattispecie morale (direbbe qualcuno: la maledetta indulgenza verso l’eugenetica “buona”) sarebbe in realtà l’ennesimo sintomo della malattia relativista che affligge la società e che il Parlamento e il Governo dovrebbero curare con dosi da cavallo di ricostituente morale.
La materia è sicuramente spinosa e sensibile. Le smisurate possibilità di indagine e programmazione sui codici della vita sono (anche) un pericolo, sono (anche) assoggettabili a piani di dominio e a progetti di sterminio, sono (anche) origine e causa di uno spaesamento etico-politico, che obbliga tutti a registrare nuove coordinate morali. La politica fa quindi bene a saggiare l’infinitamente “grande” che gli scenari della tecnoscienza squaderna dinanzi ai suoi occhi e ai destini dell’uomo. Ma farebbe malissimo a leggere in una chiave apocalittica e impersonale tutto ciò accade nell’infinitamente “piccolo” dell’esperienza individuale, nella morale concreta di chi è costretto a fare i conti con le responsabilità umanamente complesse e drammaticamente personali della maternità e della paternità.
Chi definisce eugenetica la diagnosi preimpianto deve misurarsi con la realtà di questa pratica, con l’esperienza (morale) concreta connessa all’esercizio di questa opzione e con i limiti precisi entro cui, prima della Legge 40 e delle ancora più restrittive Linee Guida, in Italia era consentito ricorrervi. Non si può vietare la diagnosi preimpianto per prevenire l’uso potenzialmente “sbagliato” che altri (e altrove) potrebbero farne: perché allora non vietare, anche, le ecografie? Qualunque strumento di indagine e accertamento diagnostico è potenzialmente esposto ad un uso totalitario.
Peraltro, si fa un torto (o, per altro verso, si riconosce un merito eccessivo) alle Linee Guida della Turco se le si identifica con il nuovo “fronte del male”. Infatti, lasciando da parte la questione della loro legittimità giuridica, non hanno di certo aperto le porte alla diagnosi preimpianto di massa, non avendo il Ministro potuto né voluto, visto i limiti della legge 40, estendere anche alle coppie portatrici di malattie genetiche l’accesso alla fecondazione assistita, (che rimane riservata alle sole coppie sterili e a quelle “sterili di fatto” per la sieropositività di un partner a virus di malattie sessualmente trasmissibili).
E’ infatti questa la domanda centrale, la questione fondamentale: chi è il nemico che si vuole arginare con questo perdurante divieto? Il nemico è uno Stato, una organizzazione, una “potenza” politica e militare che vuole programmare e selezionare caratteri fisici e mentali eccellenti, nell’interesse della specie o della nazione? No. In Italia, oggi, il nemico è un altro. E bisogna guardarlo bene in faccia e ascoltare la sua storia, prima di affibbiargli una parentela morale con il nazismo.
Cosa ci dicono le facce e le storie dei “nemici” della Legge 40? Ci dicono, innanzitutto, che a questa indagine vogliono accedere genitori preoccupati di prevenire eventuali e gravi patologie del nascituro e non di selezionare un “figlio su misura” scegliendone il sesso e le caratteristiche psico-fisiche preferite. Inoltre, queste storie ci dicono che, a seguito della diagnosi preimpianto, la scelta di sacrificare l’embrione malato non discende da un calcolo, ma esprime un senso (discutibile? Certo, discutibilissimo) di responsabilità morale nei confronti del nascituro. In una situazione classicamente indecidibile, in cui non si danno concrete alternative al male, c’è chi sceglie avendo riguardo e pietà del dolore e della sofferenza, con un senso di responsabilità e di colpa reso più acuto dalla percezione di una sostanziale e disarmata impotenza. La scelta di interrompere il processo di sviluppo dell’embrione appare, ad alcuni, preferibile alla sua prosecuzione, perché consentire il realizzarsi di “quella” vita significherebbe, ai loro occhi, infliggere la pena di esistere ad una persona che ancora non c’è e che si ha, al contrario, il dovere di sottrarre a un destino irrimediabilmente segnato. Tutto questo ci raccontano, di norma, le storie di chi corre questo “rischio”. Il rischio e l’azzardo di questa scelta si staglia però nell’orizzonte morale consegnatoci dalla tragedia greca, non in quello della paranoia nazista. Non mi pare una differenza da poco.
L’astratta equiparazione di questa condotta ad un sostanziale e preventivo uccidere (un omicidio terapeutico somministrato in luogo della cura) non rende giustizia e conto della realtà di questa decisione morale (condivisibile o no che essa sia). E lo stesso può dirsi dell’altrettanto astratta convinzione che questa scelta sia eugenetica per il fatto di poggiare logicamente sul piano inclinato che, senza soluzione di continuità e senza sostanziali salti, potrebbe portare infine alla giustificazione dell’infanticidio. Chi sacrifica l’embrione lo fa (per giusto o sbagliato che appaia il suo gesto, nelle sue premesse e nelle sue conseguenze) proprio per evitare che sia il neonato e poi il bambino ad essere immolato e sacrificato ad un male, che si annunciava fin dal momento in cui esisteva “solo” l’embrione. Qualunque sia il giudizio che si ritiene meriti una simile scelta, occorre accettare che questa (non un’altra, più semplice da condannare) è la sua natura, la sua logica e la sua realtà. C’è ovviamente chi, in identiche condizioni, fa la scelta opposta: che è altrettanto rispettabile, discutibile e tragica.
Equiparare la diagnosi preimpianto all’eugenetica e il non impianto all’omicidio equivale a risolvere le aporie bioetiche attraverso il ricorso ad un abusivo e controproducente manicheismo giuridico, che fa correre la legge (dello Stato) in soccorso della morale (individuale) fino a sostituirla ad essa. Ma per operare questo scambio, per giustificare questa esigenza, è necessario che, nella rappresentazione del male, siano moralmente sfigurati anche i responsabili di quel male che si vorrebbe scongiurare. E dunque si devono obbligatoriamente definire eugenetiche, per meglio condannarle, anche condotte che con ogni evidenza non perseguono alcun obiettivo di miglioramento e di selezione della specie umana, ma sono mosse da una sollecitudine morale e da un quasi creaturale senso di pietà di fronte ad una sofferenza irreversibile e imminente, di cui ci si sente responsabili e autori.
L’impossibilità di stabilire politicamente se la diagnosi preimpianto sia moralmente giusta o sbagliata, condivisibile o meno, censurabile o no, non segna affatto uno scacco o una debolezza della politica. E’ solo l’ulteriore conferma del fatto che il pluralismo etico ammette (anzi: esige) la convivenza di posizioni moralmente inconciliabili, non ordinabili, da parte del legislatore, secondo un’unica gerarchia di valore. Questo “silenzio” della politica è una delle più alte conquiste della modernità occidentale.
Il pluralismo etico non comporta, ovviamente, un’uguale giustificazione di tutte le scelte di valore, che per il fatto di essere diverse, sono suscettibili ? da parte dei singoli individui e non dello Stato ? di un differente apprezzamento morale. Ma un clima civile di convivenza dovrebbe comportare, per ciascuna di esse, un uguale rispetto. Un rispetto che parte dal riconoscimento di ciò che ciascuna scelta è e appare nell’esperienza concreta di chi se ne rende responsabile. Sarebbe considerato volgare e ignominioso squalificare moralmente i genitori che, pur consci dell’alta probabilità di trasmettere ai figli malattie dolorose e mortali, si affidano, per ragioni etiche e religiose, alla Provvidenza o alle leggi del caso. Dovrebbe essere considerato altrettanto offensivo liquidare come tardivi e inconsapevoli epigoni dell’Aktion T4 (il programma nazista di eugenetica) quanti, nelle identiche circostanze, pensano di non dovere né potere affidarsi al corso naturale degli eventi.

Carmelo Palma
c.palma@riformatoriliberali.it

martedì 27 maggio 2008

Il Gay Pride visto da destra

Quest'intervista è apparsa su Libero ed è stata ripresa dal sito dei Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con Delega alla Famiglia e alla Lotta alla Droga.

La mia posizione, espresso in qualche post fa, nn può nn apprezzare questa intervista, ke spero faccia riflettere...


L'omosessuale di An
«Quella è volgarità»

Di Salvatore Dama

La gaya destra non è gaia neanche per niente. Una festa il Gaypride? «Ma no, qui c'è poco da festeggiare. L'Italia è l'ultimo paese in Europa quanto a diritti per le coppie omoaffettive. Ci ha superati anche il Venezuela». Enrico Oliari è il presidente di Gaylib, associazione omoliberale. Tessera di Alleanza nazionale in tasca dagli anni Novanta.


È arrabbiato con Alemanno?
«E perché dovrei?».

Sindaco di Roma da poche ore e già dice che non vi vuole tra i piedi.
«Alemanno fa bene a condannare l'esibizionismo degli ultimi Gay pride. Non era quello lo spirito iniziale della manifestazione».

Quale allora?
«Un momento per affermare i diritti, ma anche i doveri (dico io che sono di destra) dei gay. E invece, cos'è diventato: un' ostentazione volgare e pesante di corpi nudi».

Non va bene?
«E non va bene no. Il Gay pride è una manifestazione sindacale. Che si faccia in giacca e cravatta allora».

Non si sente in imbarazzo a militare nello stesso partito di Alemanno, allora?
«Tutt'altro. Sono i gay di sinistra che devono vergognarsi dei loro partiti. Ecco perché non bisogna lasciargli il monopolio delle libertà».

Scordatevi pure Pacs, Dico e coppie di fatto…
«Noi vogliamo le unioni omoaffettive, ma senza usurpare il concetto tradizionale di famiglia. E siamo contrari alle adozioni da parte delle coppie gay».

Il suo partito le ha proposto candidature?
«Ci avrei sperato».

E invece niente.
«Però il sindaco di Roma ha un consulente per la comunità omosessuale».

Cos'è, un'autocandidatura?
«Noi di Gaylib abbiamo le carte in regola».

La destra "macha" e quelle battute sui froci. Mai pesato?
«Sono una persona di spirito. Cosa dovrebbero dire i carabinieri, allora?.».

martedì 20 maggio 2008

Sparando nel mucchio - n. 2

Un altro paio di cosucce, cari amici...

- Tragedia rifiuti in Campania
Benissimo ha fatto il Governatore del Veneto Giancarlo Galan a rispondere al Commissario De Gennaro ke la spazzatura se la tengano!
Chi mi conosce sa ke sono afflitto da una certa avversione verso i meridionali...ma nn è certo colpa mia se fanno di tutto x confermare le mie cattive opinioni!

Chiaiano: "noi qui la discarica nn la vogliamo!"
Pianura: "noi qui la discarica nn la vogliamo!"
Vattelapesca e qualsiasi altra municipalità di Napoli: "noi qui la discarica nn la vogliamo!"
E tutti: "perchè la devono fare qui?!?"

Perchè, cari "signori", anke a Napoli nn comanda la Camorra, ma la Repubblica Italiana, con le sue leggi e le sue istituzioni democratiche. Nel nostro Stato vige la democrazia rappresentativa, ossia il popolo elegge i propri rappresentanti, i quali debbono poi produrre leggi e decisioni ke TUTTI debbono rispettare. Non piacciono? Alle elezioni successive nn si rivota x gli stessi, ma bloccare lo Stato, NO, NO, NO!!!


Passiamo al "Pacchetto Sicurezza":
Mi trovo in disaccordo con l'introduzione del reato d'immigrazione clandestina. Si tratta di un provvedimento ke affollerà ulteriormente le patrie galere. E anke se, invece, dell'indulto, se ne costruissero di nuove, direi ke abbiamo già abbastanza delinquenti da ingabbiare. L'unica soluzione è il "modello australiano"!
Ossia, bloccare scafi, carrette, ecc. al limite delle 12 miglia marine, ossia delle acque territoriali italiane, e costringere suddette imbarcazioni a fare ritorno verso il porto di partenza, o dirigersi verso qualsiasi altro Stato ke nn sia il nostro! Se necessario, riforniamole del carburante x compiere il viaggio di ritorno, sempre meglio ke mantenere a vita clandestini, malvivent, disgraziati, ecc.

Sparando nel mucchio

Pur essendo un laico doc (con qualche venatura anticlericale, lo riconosco...), da liberale ho sempre difeso il "diritto di parola" dell'area cattolica.

Ritengo però, che a tutto vi sia un limite!

Il diritto di parlare non dovrebbe sconfinare nel quotidiano martellamento contro le leggi dello Stato italiano. Uno Stato laico, maturo e indipendente, che deve rispondere SOLO ai suoi cittadini-elettori, e nn alle gerarchie ecclesiastiche.

Spero x tanto ke Forza Italia mantenga la sua posizione "laica" sulla 194, non cogliendo il vergognoso "editto" di Famiglia Cristiana, cui purtroppo qualche invasato ciellino del nostro partito s'è già associato (chi ha detto Maurizio Lupi?!?)...


Cambiamo argomento, e parliamo di RAI: io personalmente ho condiviso molto di qto detto dal sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani. Xò Travaglio & Co., nn li manderei via. La cosa più giusta da fare è garantire il contraddittorio e l'imparzialità del conduttore. Se Santoro sapesse essere imparziale, nn vedrei motivo x cacciarlo. Se chi viene (spesso ingiustamente) accusato da Travaglio avesse la possibilità di controbattere, Marco il Censore potrebbe continuare tranquillamente a fare lo stronzo ad "Annozero". A proposito di Travaglio e Romani: il "giornalista", manifestando il suo classico complesso di superiorità, che non hanno valore i giudizi "di uno ke produceva 'Colpo Grosso' su Italia 7". Beh, caro Travaglio, io nn ci vedo niente di male ad esser stato il produttore di tale trasmissione. Che nn sarà certo stata il top della Cultura, ma nn credere d'essere tanto meglio. Se nn altro, era un buon viatico di sfogo per diverse "pulsioni adolescenziali"...al mondo, x fortuna, le checche (inteso come "fighetti assessuati e snob", niente a ke vedere coi gay) come te nn sono la maggioranza...

A proposito di gay: trovo assolutamente strumentale le polemiche contro il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna. Nella cui posizione mi riconosco perfettamente. Un conto è combattere le discriminazioni di genere, un altro patrocinare una manifestazione che, a mio parere, fa più male ke bene alla "comunità gay".

Qdo vedi sfilare uomini vestiti da pornosuore, con cesti di frutta in testa, pailettes e piumaggi vari, come si può pretendere ke il "popolo" colga i bisogni degli omosessuali? Credo ke, x chi si riconosce in questa "comunità", ci vorrebbero più Nichi Vendola e Leo Gullotta, e molti meno Luxuria e Platinette...

Ma forse uno stolto eterosessuale di centrodestra certe cose nn le può capire...

giovedì 15 maggio 2008

RIVOLTA: Auguri a Israele per i 60 anni, ne auguriamo altri mille

Nel pubblicare quanto segue, non posso che unirmi agli auguri al libero e democratico Stato d'Israele. Tanti auguri!

“La sicurezza di Israele e dei suoi diritti sono una condizione indispensabile per poter pensare alla stabilità in Medio Oriente. In tutta Forza Italia c’è la ferma convinzione che i popoli in quella regione del mondo possano vivere armoniosamente con i propri vicini".
Così si è espresso Dario Rivolta, delegato per la politica estera del Coordinamento Nazionale di Forza Italia in occasione di una pubblica conferenza a Torino, in cui si è parlato dei 60 anni di esistenza dello Stato di Israele – .”Due popoli e due Stati è l’unica formula percorribile per passare oltre a tutta la situazione conflittuale dell’area. Le dichiarazioni del Presidente iraniano Amadinejad, anche se dettate da una strategia politica che usa gli insulti contro Israele solo come strumento per più ambiziosi obiettivi, sono inaccettabili. Noi di Forza Italia auguriamo a Israele altri mille anni di esistenza in un clima di benessere, serenità e di pace con tutti ipopoli e gli Stati vicini”.

La parte in grassetto è x gli amici liberali cui è venuto un coccolone qdo han visto ke Rivolta nn era stato ricandidato al Parlamento... :)

L'Avvenire "politico"

Un paio di giorni fa "Avvenire", il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana,in un articolo di "politica interna", si costernava per la "new wave" forzista. L'ascesa al ruolo di Coordinatore Nazionale di un ex repubblicano - laico - come Denis Verdini, e la nomina dell'ex radicale - anticlericale - Daniele Capezzone quale portavoce, ha preoccupato il quotidiano vescovile, che sostiene un "deficit cattolico" nella formazione politica del Cav. Ora, a parte che tanto x fare un esempio, il Vice Presidente del partito è il ciellino Formigoni, che il braccio destro di Berlusconi al Governo è il democristianissimo Gianni Letta, che i ministri Alfano, Carfagna, Rotondi (anche se nn è di FI), Gelmini, Bondi sono certamente vicini alle posizioni della Chiesa, da qdo Forza Italia è il partito della CEI? E da qdo l'Avvenire è l'organo ufficiale di Forza Italia? Niente da dire sul loro "diritto di parola", ma mi sia concesso dire che s'è trattato di un'uscita fuori luogo. Nessun organo decisionale di FI ha approvato come proprio programma encicliche e/o catechismi, nè si ricorda un enderosement dell'Avvenire per il PdL o prima x Forza Italia.

FI, e più ancora il PdL, dovrà SEMPRE essere un partito LAICO, PLURALE e NON CLERICHIZZATO. Come il PPE, come il Partido Popular spagnolo, l'UMP di Sarkozy o il Partito Repubblicano negli USA. In queste forze, vi è anke una componente "ecclesiastica", ma nessuna si permette di voler essere omogeneizzante.

Libertà, anche nelle idee!

lunedì 12 maggio 2008

Capezzone è il nuovo Portavoce di Forza Italia!!!




Una notizia favolosa! Come potete leggere qui, Daniele Capezzone, leader del network Dec!dere.net, è il nuovo portavoce di Forza Italia. Nella ristrutturazione della dirigenza nazionale del partito (Roberto Formigoni Vice Presidente al posto di Giulio Tremonti, Denis Verdini Coordinatore Nazionale in luogo di Sandro Bondi), sostituisce l'ex showgirl Elisabetta Gardini.

Vai Daniele!


Ah, x la cronaca: Coordinatore Nazionale che viene dal PRI, Portavoce ex leader dei Radicali...direi che per i liberali di Forza Italia, nn c'è male... :)

venerdì 9 maggio 2008

Nella pagina del Coordinamento Nazionale del Partito Democratico,

Ciampi il Democratico...ma dddai!!!

Nella pagina del Coordinamento Nazionale del Partito Democratico, dopo una lunga lista di membri presumo eletti o nominati, ci sono quelli di diritto...

...ed ecco una "bella sorpresa":

Sono componenti di diritto del Coordinamento Nazionale:

[...]

- gli ex Presidenti del Consiglio aderenti al partito
Ciriaco De Mita, Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi

A parte che si son dimenticati di D'Alema e Prodi, che è vero che sono/erano dentro x altri motivi, ma cmq sono entrambi ex Presidenti del Consiglio, sta adesione di Ciampi da dove salta fuori?!?

Lui, il Presidente superpartes, il più amato dagli italiani?!?

Ma anke quello ke nn ha firmato nn si sa qte leggi del Berlusconi II/III, ke ha imposto il premio di maggioranza regionale al Senato nel Porcellum, e ke ha inopinatamente votato la fiducia al Governo Prodi.

Detto ke, x come ha interpretato lui il ruolo di Presidente, sarebbe stato più "istituzionale" nn votare, speriamo abbia almeno la decenza di garantire il suo voto al centrodestra. Tanto nn è determinante, x cui può anke far finta ke lo dà volentieri...

giovedì 8 maggio 2008

Varato il IV Governo Berlusconi

Mi piace pensare che, prima di compilare la lista definitiva, il Cavaliere abbia dato un'occhiatina al mio ultimo post, visto che la squadra ha subito delle importanti modifiche, rispetto a quanto annunciato praticamente all'unisono.

E così, i ministri veneti sono 3: oltre al leghista Zaia alle Politiche Agricole e Forestali (e nn credo ke questo possa assumere 14 mila forestali calabresi...), ci sono due forzisti di formazione socialista-riformista, che rappresentano l'ala più "liberale" del Governo. Si tratta di Maurizio Sacconi al Lavoro, Salute e Politiche Sociali, e di Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione ed Innovazione. Sacconi, nell'ambito del lavoro e della previdenza è un "drago", grande amico di Marco Biagi, sono certo saprà operare in maniera giusta ed oculata.
Favoloso poi Brunetta che si occupa degli statali: speriamo in sforbiciate cosmiche...

...come quelle che dovrà dare Roberto Calderoli dal Ministero per la Semplificazione Legislativa, una delle cose più liberali mai proposte...speriamo bene!

Sono contento per Giorgina Meloni, una ragazza capace e soprattutto una giovane vera, altro che la Melandri!

Alla fine, un "piccolo" ce l'ha fatta: è Gianfranco Rotondi, della DC per le Autonomie. Questa mossa, xò, nn la condivido. Accontentare un solo piccolo, infatti, scontenta maggiormente tutti gli altri...e se Giovanardi si rifarà come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Delega alla Lotta Contro la Droga, Protezione Civile e Famiglia, sembrano costretti al palo PRI, Pensionati, Riformatori Liberali, Nuovo PSI, la Mussolini, ecc.
Speriamo che il "disegno politico" li soddisfi più delle poltrone...

E con questo auspicio, non mi resta che augurare buon lavoro al neo Presidente del Consiglio, On. Dott. Silvio Berlusconi!

mercoledì 7 maggio 2008

Ipotesi sulla squadra di Governo - n. 3

Il “governo ideale”, sarebbe formato dalle migliori intellighenzie d’ogni singolo e specifico campo, ma sappiamo che questa è meramente un’ipotesi “di scuola”, almeno nel nostro Paese.
Una soluzione non troppo distante dalla realtà, sarebbe la scelta dei migliori esponenti del partito/coalizione chiamato/a a governare. Anche qui, però, la cosa non è applicabile, dovendo da sempre la politica dell’Italia repubblicana confrontarsi con equilibri di correnti, di personalità e territoriali.

Per aiutare questo processo, fu introdotto l’ormai celeberrimo “Manuale Cencelli”, che ripartiva le poltrone per grado d’importanza, con annessi e connessi scambi, conguagli, ecc.


Il premier in pectore Silvio Berlusconi è ormai all’ultimo passo prima del varo ufficiale del suo quarto esecutivo, e nonostante i (classici) proclami d’innovazione e cambiamento, anche lui s’è trovato (si trova?) a dover fronteggiare la solita vecchia “logica spartitoria” che da sempre agita i Toto-ministri.

Ormai la squadra è fatta, ci sono solo un paio di caselle da sistemare, e quindi si può già accennare un bilancio.
Che quadra poco, segno di una applicazione “monca” del Cencelli, e non nel senso che si sia spartito poco, ma nel fatto che si è spartito male!

Tralasciando le competenze, dato che ci pensano vagonate di funzionari ad “istruire” i ministri, concentriamoci sui tre elementi succitati: correnti, personalità, territorialità.

Correnti: Praticamente spariti i liberali, marginali (e non può che farmi piacere, ma hanno anche loro diritto di cittadinanza) i democratico-cristiani, debole la presenza riformista. La squadra è formata da leghisti, ex missini e forzisti neutri, ossia che nella Prima Repubblica o non facevano politica, o comunque non appartenevano alle forze dell’humus forzista (sostanzialmente, il “Pentapartito”). Nessun riconoscimento a fedeli “sudditi” come i repubblicani, il gruppo di Giovanardi, la DC di Rotondi, il Nuovo PSI di Caldoro, ecc.

Personalità: Ad oggi, rimangono fuori dalla squadra di Governo, Antonio Martino, Marcello Pera e Renato Brunetta e Roberto Formigoni di Forza Italia, Daniele Capezzone e i vari leader dei “piccoli”, mentre il migliore dei leghisti, Roberto Castelli, farò “solo” il Vice Ministro. Al contrario, saranno della partita Roberto Calderoli, (forse) Michela Vittoria Brambilla, (forse) Mara Carfagna e che magari non salti fuori qualche altra soubrette…

Territorialità: La Lombardia, nonostante il “siluramento” di Formigoni e del suo braccio destro Maurizio Lupi (“consolato” con la Vice Presidenza della Camera dei Deputati), avrà ben tot ministri: Bossi, Calderoli, Maroni, Tremonti, Mariastella Gelmini, La Russa (di origine sicula, ma da una vita a Milano), ???, oltre ovviamente al Presidente del Consiglio in persona. La Sicilia, oltre alla Presidenza del Senato, avrà nella squadra Angelino Alfano alla Giustizia, Stefania Prestigiacomo al Welfare o all’Ambiente, e Gianfranco Miccichè con delega pesanti dal sottosegretario. Nonostante ciò, Lombardo rivendicava un posto per il “suo” MpA, per dare rappresentanza all’Isola…
Rimanendo al Sud, saranno rappresentate tutte le Regioni, tranne la Calabria, come lamentato dal leader repubblicano Francesco Nucara. Per la Campania ci sarà Elio Vito, per la Puglia Raffaele Fitto, Lucio Stanca (che, tra l’altro, vive in Lombardia…) e (forse) Adriana Poli Bortone, della Sicilia abbiamo appena detto.
Il Veneto, tanto corteggiato in campagna elettorale, ha un solo ministro sicuro, e non certo con una delega da sogno; il leghista Luca Zaia alle Politiche Agricole. A proposito di leghisti: prima del voto, Bossi disse che in caso di vittoria del centrodestra, ai padani sarebbero andati tre ministeri, che sarebbero stati spartiti tra Piemonte, Lombardia e Veneto. Bene, la Lega ne avrà addirittura quattro, ma al Piemonte non ne andrà nessuno, mentre saranno tre quelli per la Lombardia…
Il secondo ministro veneto, promesso da Berlusconi a Galan, è ancora in bilico: Maurizio Sacconi non ha al momento la certezza di essere il ministro del Welfare, e forse si dovrà “accontentare” di fare il vice alla Prestigiacomo o ad Andrea Ronchi di AN. Che, nonostante la vittoria di Alemanno nella Città Eterna, sarebbe l’unico rappresentante romano al Governo, escludendo il romano “d’adozione” Franco Frattini. Sempre che non rientri Giorgia Meloni, la cui presenza è una delle ultime incertezze.
Tornando al Veneto, giusto per fare un paragone, due regioni “rosse” come Toscana ed Emilia Romagna, sono stata trattate meglio. La prima avrà Sandro Bondi ai Beni Culturali, Altero Matteoli alle Infrastrutture e Trasporti, e potrebbe ancora rientrare Paolo Bonaiuti. La seconda ha il Presidente della Camera con Gianfranco Fini, più forse la Brambilla.

Una partenza, dunque, non proprio azzeccatissima…

La speranza è quella che il team, nel complesso, si dimostri all’altezza e, soprattutto, che si compia il paradosso positivo dei liberali; dato che quando erano nel Governo, di liberale s’è visto poco, speriamo che ora che stanno fuori, lo “spirito del ‘94” si trasformi in realtà.

martedì 6 maggio 2008

Arriva "The Prince of Pranks"!!!

Dopo un'attenta riflessione, ho deciso una "scorporazione": da questo momento, ZulieOffical sarà solo un blog socio-politico, mentre il suo alter ego "frivolo" sarà...

"The Prince of Pranks"